venerdì 24 agosto 2012

 IL SALONE ITEC 2012:LA VETRINA DELL'ADDESTRAMENTO DEI CARNEFICI DELLA N.A.T.O. 

L’edizione 2012 di ITEC, il maggiore salone-conferenza dedicato al settore dell’addestramento militare e della simulazione, si è svolto a Londra dal 22 al 24 Maggio scorsi. L’importanza data dai militari delle forze N.A.T.O. alla preparazione al combattimento in un contesto di guerra permanente e di addestramento alla contro-insurrezione (significativo l’ampliamento in Germania del GUZ - centro di addestramento al combattimento - utilizzato dall’esercito tedesco e dai soldati di praticamente tutti gli eserciti della N.A.T.O.) è visibile nella presenza internazionale all’evento ITEC 2012, partecipato da 3.000 operatori rappresentanti di 41 Stati, dei quali 500 militari. Il direttore dell’evento ITEC, Anna Campagnoli, ha dichiarato:”ITEC 2012 ha mostrato come la comunità dell’addestramento militare e della simulazione stia incrementando l’impegno e l’innovazione in risposta alle sfide contemporanee, sia quelle che si trovano ad affrontare le truppe sul campo, sia le nuove minacce che emergono in molti settori. Il feedback che ho ricevuto dagli espositori, visitatori e delegati alla conferenza è stato molto incoraggiante e dimostra la fiducia che l’industria ripone nel salone”. Il prossimo ITEC si terrà a Roma dal 22 al 24 Maggio 2013.

ROMPERE LE CATENE
Blog sulle evasioni

domenica 19 agosto 2012


Sabato 25 Agosto, cena vegan  benefit/assemblea nazionale sull' "operazione ardire"*

Riottosa Squat (Firenze)

*http://morirecontro.blogspot.it/2012/06/operazione-ardiresolidarieta-con-i.html#comment-form

La Riottosa Squat (o anche solo Riottosa) é un vecchio casolare del Demanio che si trova nel quartiere Galluzzo (a sud della città), e che é stato occupato e liberato il 9 Febbraio 2007. La Riottosa è una casetta piccina, nonostante questo cerchiamo di tenerla aperta all'esterno con iniziative, cene e concerti, che essendo lo spazio limitato sono molto intimi e molto divertenti...Oltre che impegnativi per noi che nello spazio dove creiamo il delirio poi ci viviamo... 
                                                                       http://www.youtube.com/watch?v=wNJoEu-R6RY&feature=plcp

L'uccisione dei conigli per la loro pelliccia è l'aspetto dell'industria della pelliccia che a livello globale sta crescendo più rapidamente, ma del quale si conosce ancora poco. Ogni anno in tutto il mondo vengono uccisi per la loro pelliccia 50 milioni di animali, ma questa cifra non include i conigli dal momento che è difficile ottenere stime precise. Attivisti inglesi della C.A.F.T.*, coadiuvati in Italia da Campagna AIP**, hanno infiltrato il settore delle pellicce di coniglio entrando in allevamenti, macelli, concerie e aziende di confezionamento in varie parti d'Europa per poter mostrare e svelare cosa si nasconde realmente dietro ai molti miti diffusi su questo prodotto. Milioni di conigli vengono rinchiusi in gabbie di fil di ferro, tenuti come vere e proprie macchine da riproduzione ed infine sgozzati, e le loro pellicce vengono trasformate in stivaletti, cappelli, guanti ed inserti per giacche. Dopo aver attraversato quattro paesi europei, la C.A.F.T. può ora svelare la realtà del mercato della pelliccia di coniglio.

*La Coalition to abolish the fur trade ha preso il via negli U.S.A. nei primi anni '90 e si è rapidamente diffusa in altri paesi. La sezione inglese, che si è occupata direttamente dell'inchiesta all'interno dell'industria della pelliccia di coniglio, è stata fondata nel 1997 e ha fornito un notevole contributo nel dare nuova linfa alla campagna di base contro l’industria della pelliccia nel Regno Unito. Grazie ad inchieste, sensibilizzazione, campagne e manifestazioni, abbiamo portato agli occhi del pubblico l'orrore dell'industria della pelliccia nonché aiutato a gettare le basi e consolidare l'attivismo antipellicce in tutto il Regno Unito. Rendendosi conto dell'importanza di lavorare con altri attivisti a livello internazionale, abbiamo portato la campagna contro le pellicce ad un livello globale, coordinando campagne - o partecipandovi direttamente - che hanno persuaso alcune delle più grandi catene, come ZARA, a smettere di vendere pellicce. La C.A.F.T. è gestita da un gruppo di volontari, per cui tutte le donazioni sono direttamente volte a proseguire le campagne e le inchieste.    e-mail:caft@caft.org.uk  web:www.caft.org.uk

**Campagna AIP (Attacca l'industria della pelliccia):
http://morirecontro.blogspot.it/2012/07/campagna-aip-attacca-lindustria-della.html#comment-form

sabato 18 agosto 2012

domenica 12 agosto 2012

ANTIPSICHIATRIA
(PARTE PRIMA)

TESTIMONIANZA CONTRO LA PSICHIATRIA E GLI PSICOFARMACI

Ho vissuto un'esperienza di sofferenza interiore e di psichiatria e ne sono uscita. Rivolgermi alla psichiatria è stato il mio più grande errore:sono stata danneggiata fisicamente e la mia vita è stata quasi rovinata e ora faccio parte di un collettivo antipsichiatrico per informare le persone su quello che realmente fa la psichiatria, affinché possano evitare di subire abusi come quello che ho subito io. Io non posso dare una formula per stare bene ma posso raccontare la mia esperienza, come io ne sono uscita e le mie riflessioni. Non voglio neanche dire che quello che penso sia la verità, perché questo è appunto il mio pensiero personale. In un momento di "depressione" mi sono rivolta ad uno psichiatra per risolvere le mie sofferenze, ma ogni farmaco che assumevo peggiorava la mia situazione. Quando assumevo Risperdal vedevo tutto nero, stavo malissimo interiormente, non riuscivo neanche più ad alzarmi dal letto, i miei sensi erano intorpiditi, piangevo continuamente. Inoltre mi sentivo anche male fisicamente e svenivo spesso. Ho conosciuto anche altre persone che mi hanno confermato di avere avuto gli stessi sintomi provocati dal Rispedal. Anche l'Anafranil non ha fatto altro che rendermi confusa. A causa di queste "cure" ho anche sviluppato un disturbo fisico irreversibile. Dalla psichiatria sono stata solo danneggiata. Stavo sempre peggio e dopo circa 1 anno di "cure" ero arrivata alla convinzione che oramai non sarei mai più stata bene, che la mia vita sarebbe stata per sempre una sofferenza continua. Ma non era così. Innanzitutto le emozioni, i pensieri e i comportamenti non sono malattie e quindi non possono essere curate con i farmaci, che sono semplicemente sostanze psicoattive come le droghe e non possono fare altro se non sopprimere alcuni sintomi. In psichiatria sintomi e comportamenti sono definiti malattie solo sulla base che questi non corrispondono a ciò che è socialmente accettato o comunque considerato nella media. I sintomi e i comportamenti, a prescindere dal fatto che siano considerati giusti o sbagliati, possono avere cause molto diverse fra loro. La psichiatria non ha nessuna prova del fatto che chi si comporta in modo diverso dagli altri presenti alterazioni del cervello. La preoccupazione principale della psichiatria non è neanche alleviare i sintomi e le sofferenze, ma rendere le manifestazioni di queste sofferenze socialmente accettabili. Spesso la situazione viene peggiorata dai farmaci perché sotto l'effetto di questi diminuisce la capacità del soggetto di avere una visione chiara della realtà circostante e quindi anche la capacità di agire in maniera adeguata per risolvere i problemi che sono la causa reale della sofferenza interiore. A causa di questo mi sono trovata completamente isolata e non volevo più uscire di casa. Sono cambiata in seguito all'assunzione di farmaci, ero come drogata, così la mia famiglia non mi comprendeva più, il mio compagno non mi comprendeva più. Ero totalmente sola perché nessuno mi poteva capire. Ero convinta che la mia vita fosse finita. Mi sono ripresa solamente dopo che ho compreso affondo cosa è la psichiatria. Allora ho scalato i farmaci, ma non perché ormai stavo bene:solo perché ho capito che continuando a prenderli sarei stata ancora peggio. Inoltre, se tanto dovevo continuare soffrire, questo potevo farlo benissimo senza farmaci. Era un illusione continuare a credere che gli psicofarmaci avrebbero alleviato le mie pene. Era un illusione anche pensare che uno psichiatra o uno psicologo potessero aiutarmi. Questa gente non può aiutare nessuno perché attraverso la diagnosi considerano i pensieri e comportamenti come frutto di processi patologici, non si preoccupano di conoscere la persona e di capirla, né di ascoltarla, perché la giudicano irrazionale. Come si fa ad aiutare una persona se ci si rifiuta di vederla com'è? La diagnosi è un pregiudizio e dal quel momento ogni pensiero e ogni comportamento è considerato sintomo di malattia. Poi, in fondo, ho anche capito che nessuno poteva aiutarmi perché nessuno poteva essere nella mia pelle, nessuno poteva sentire quello che io sentivo, conoscermi meglio di me stessa e comprendere dall'esterno le mie motivazioni reali. In fin dei conti l'essermi rivolta alla psichiatria era stata una rinuncia alla mia responsabilità sulla mia vita, mi aspettavo che fosse un altro, un "esperto" a risolvere la mia sofferenza, e questo in un certo senso mi sollevava dalla fatica e dalla responsabilità di essere io stessa in prima persona ad impegnarmi per migliorare la mia vita. Sono stata meglio solo quando ho ripreso in mano la mia vita, quando ho accettato il fatto che nessuno dall'esterno poteva aiutarmi. Per uscire da questa situazione è stata importante anche l'accettazione della mia stessa sofferenza, la comprensione che questa non era una patologia, ma una normale reazione emotiva a certe circostanze. Appena iniziato lo scalaggio ho cercato di cambiare il mio stile di vita. Non sono stata subito meglio, è stato un processo graduale:mi ci è voluto quasi un anno per uscire da quello stato di prostrazione. Questo è stato importante per venirne fuori:non fermarmi mai, lottare contro quella voglia di abbandonarmi, di isolarmi e di restare al letto. Cercare di stare in mezzo alla gente e ricominciare ad interessarsi alla vita. Riprendere tutti quegli interessi che avevo abbandonato. Interessi culturali, sportivi, ecc. L'ho fatto con immensa fatica, soffrendo. Per mesi a causa dei farmaci arricciavo il naso in continuazione e nonostante questo andavo tra le persone, in associazioni culturali dove mi sforzavo di dialogare con gli altri, anche se non ne avevo voglia. Ero perfettamente consapevole che loro mi compativano a causa del mio volto, ma mi relazionavo con loro alla pari, considerandomi una persona in grado di dire la propria opinione come tutti gli altri. Non cercavo dagli altri comprensione, pietà, aiuto o amicizia. Mi ponevo completamente alla pari. Così sono uscita dalla "depressione" e dall'isolamento. Inoltre credo che sia stata molto importante l'attività fisica, che aiuta a liberarsi dalle tossine, ad alzare l'umore, a non restare continuamente concentrati e ripiegati sulla propria sofferenza. L'attività fisica aiuta a vivere nel presente ed a riprendere contatto col proprio corpo, mentre gli psicofarmaci in un certo senso separano dal corpo, rendono il soggetto anestetizzato e addormentato, i sensi ovattati. Non c'è una soluzione standard che va bene per tutti, perché come i problemi sono personali e diversi per ognuno così le soluzioni. Per me è stato lo yoga, ma per qualcun altro può essere qualunque altra cosa gli piaccia. Bisogna chiedersi che cosa ci piace, a partire dalle piccole cose fino a quelle più grandi. Io ero arrivata a stare così male che non me ne fregava niente neanche di scegliere che cosa preferivo mangiare. Questo è trascurare completamente se stessi, invece bisogna amare se stessi e prendersi cura della propria vita in prima persona, proprio come faremmo con il più caro dei nostri amici. Io ne sono uscita così, da sola senza l'aiuto di nessuno, con uno sforzo immenso e continuo, ma non perché sono stata brava:ho solo cercato di non morire, di non "affogare", lottando in modo disperato.

Squat!net fornisce spazi web, e-mail e mailing list per squatters e relativi progetti dal 1997. Siamo un gruppo di persone volontario e senza fini di lucro e costruiamo una infrastruttura autonoma. // Squat!net provides web hosting, e-mail and mailing list for squatters and related projects since 1997. We are a group of people volunteer and non-profit and build an infrastructure independent.

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GENOVA:OCCUPAZIONE IN VICO UNTORIA 3 DOPO LO SGOMBERO DELLA CASA OCCUPATA GIUSTINIANI 19


Ci togliete la casa, ci riprendiamo tutto


Oggi 12 Agosto prendiamo possesso dei sei appartementi di Vico Untoria 3, nel Ghetto del centro storico genovese. Li occupiamo perché siamo tutti senza una casa, da quando, Martedì 7 Agosto, le autorità genovesi hanno deciso di sgomberarci dalla casa occupata di Via dei Giustiniani 19. Li occupiamo perché non possiamo permetterci un affitto e perché riteniamo giusto e legittimo non pagarlo nel momento in cui decine di migliaia di spazi, abitativi e non, vengono lasciati vuoti e inutilizzati dalle amministrazioni pubbliche, dalla Chiesa e da ricchi privati di vario genere per mantenere alti i livelli del mercato immobiliare. Li occupiamo perché vogliamo continuare a vivere insieme, perché crediamo che l’autorganizzazione e la condivisione reale siano anch’esse modi per fronteggiare la miseria materiale e affettiva a cui l’attuale società costringe tutti quanti. Occupiamo questo edificio consapevoli che a fine mese partirà un bando di concorso per la sua assegnazione. I proprietari, Ri.Genova e il Comune, diranno che rubiamo le case ai poveri, che ostacoliamo un progetto sociale, un esempio concreto di sana gestione della “cosa pubblica”. Non è così. Abbiamo letto il bando e abbiamo capito le reali intenzioni del Comune e di Ri.Genova su questo edificio e sulla generale riqualificazione di questa fetta di centro storico. Abbiamo capito che per la giunta Doria, quella dell’amministrazione partecipata, la giunta vicina ai cittadini, per avere “diritto” ad una casa bisogna, sostanzialmente, non essere poveri. Di fatto bisogna avere tutte quelle garanzie sociali che da anni stanno venendo meno come un lavoro fisso e un reddito stabile. E’ necessario non avere debiti con Equitalia o enti affini, non aver subito sfratti per morosità (proprio nella città che ne presenta, con il 73%, la più alta percentuale d’Italia); meglio ancora essere una coppia etero e un nucleo familiare tradizionale. Tutti questi criteri di assegnazione evidenziano uno scollamento dalla realtà sociale fatta di precarietà, disoccupazione, indigenza e la volontà di escludere una buona fetta di popolazione con bisogni e necessità urgenti, dettati proprio da quelle condizioni materiali e umane non considerate prioritarie dal Comune. Si escludono anche tutte quelle forme di convivenza e condivisione non normate, liberamente scelte e praticate come sostegno e appoggio reciproco alternative alla famiglia tradizionale. Si tratta di una scelta precisa che mostra quale tipo di riqualificazione l’amministrazione vuole attuare, guardando anche agli altri interventi che si stanno portando avanti. Il quartiere del Ghetto, oggi presentato come una delle zone buie del centro storico, in mano al degrado, allo spaccio e alla criminalità, con un’altissima precentuale di immigrati, dovrebbe subire quella serie di interventi urbanistici tipici ormai di moltissimi centri cittadini d’Europa e nota come gentrification:rimessa a nuovo estetica, innalzamento dei prezzi immobiliari e commerciali, espulsione dei suoi storici abitanti e comunità popolari ed inserimento di nuove fasce di popolazione abbienti per rimodellarne il volto. Non vi sarà alcun posto, nel Ghetto del futuro, per chi lo vive, lo anima e lo valorizza con la sua presenza. Piuttosto diventerà una vetrina chic per i turisti, con la sua particolarità storica mantenuta solo di facciata, abitato da manager e ricchi con pruriti alternativi. Un processo di questa portata non si realizza da un giorno all’altro. Non sarebbe possibile, oggi, alzare di molto il valore immobiliare reale di questo quartiere. E, soprattutto, nessun ricco vi si inserirebbe, ora. Ecco il perché di un bando simile. Inserire una fascia di popolazione intermedia che contribuisca a modificare a poco a poco la realtà sociale, spostando progressivamente i poveri lontano dal centro e ammassandoli nelle periferie. Noi rifiutiamo di accettare la completa distruzione della comunità umana, del carattere popolare dei quartieri che ancora la conservano. Pensiamo che solo i rapporti reali e concreti della gente che li abitano possano valorizzarli e renderli vivi. Noi non riconosciamo all’amministrazione comunale alcuna leggitimità per decidere sui nostri e altrui bisogni. Per queste ragioni ci riprendiamo una piccola parte di ciò che è anche nostro. Noi siamo gli invendibili, gli incollocabili, quelli che, come tanti, non corrispondono ai criteri dell’assegnazione. Da oggi siamo qui. Il bando è chiuso.

Giustiniani 19 in esilio

giovedì 9 agosto 2012

PRESIDIO AL DELFINARIO DEL PARCO ACQUATICO OLTREMARE (RICCIONE), 14 LUGLIO
 In relazione al cartello giallo che si vede nel video, ritengo sia molto importante aggiungere
che nessuna colpa può giustificare/legittimare qualsiasi tipo di prigionia/reclusione.

A.

mercoledì 8 agosto 2012


Cesena, Marzo 2012:parte esterna del Circo Miranda Orfei (attendato dal 9 al 18).
E' il cosiddetto zoo che i circensi allestiscono quando non sono in scena quelli che loro definiscono "divertenti spettacoli".

A.

essereAnimali (diverse specie, un solo pianeta)
http://www.essereanimali.org

GENOVA:DUE COMUNICATI SULLO SGOMBERO DELLA CASA OCCUPATA GIUSTINIANI 19 E SUL TERZO VALICO IN VAL POLCEVERA

TERZO VALICO E CASE OCCUPATE, NON UN PASSO INDIETRO

Questa mattina, 7 Agosto, intorno alle 9 la Digos di Genova ha trattenuto un compagno che si era recato in questura per le firme quotidiane a cui è costretto, spogliandolo e sequestrandogli le chiavi della casa occupata di Via dei Giustiniani 19 e il cellulare in modo che non potesse avvisare i compagni. A quel punto poliziotti, Digos e scientifica, sono entrati nella casa con le chiavi, mentre altri si son calati dal tetto. La casa, occupata il 29 Ottobre scorso, è stata sgomberata. Sotto il posto si sono subito recati numerosi solidali che son stati caricati due volte. E' molto importante sottolineare che proprio in questi giorni a Genova, in Val Polcevera, sono in atto gli espropri ad opera del COCIV e della Questura per la realizzazione del Terzo Valico. Espropri che fino ad ora, son stati tutti respinti dai NO TAV e dagli abitanti delle zone da espropriare, tramite presidi permanenti e molto partecipati. Anche in questo momento son in atto quattro blocchi, due a Trasta, uno a Borgo Fornari e uno a Ceranesi. E' evidente che la politica infame che sottointende gli espropri per la realizzazione del Terzo Valico e lo sgombero di una casa occupata in centro città, da parte della giunta di Marco Doria e della questura genovese, sia la stessa, e che quest'operazione sia rivolta ad intimidire le mobilitazione di questi giorni. In risposta allo sgombero è stato occupato un palazzo in Piazza delle Vigne 4, per stasera è prevista un'assemblea per organizzare nuove mobilitazioni e momenti di condivisione. Invitiamo chiunque a venire a Genova ad appoggiare i blocchi contro gli espropri e le iniziative della Casa Occupata. Giù le mani dalle case occupate e dalle valli in lotta. Nei prossimi giorni farà molto caldo!
CASA OCCUPATA GIUSTINIANI 19

Ieri,  Martedì  7 Agosto,  è stata sgomberata la casa occupata di via Giustiniani 19. All’interno dei suoi spazi una ventina di compagne e compagni (stanchi di pagare affiti da rapina) avevano trovato un’abitazione, avviando una serie di attività autogestite, completamente gratuite, rivolte al quartiere, quali un corso di italiano per stranieri, una palestra con corsi di savate, yoga e tai chi, uno spazio dedicato ai bambini. Una biblioteca e  un mercatino di scambio vestiti  erano in allestimento. Nel fondo pubblico, che si affaccia sulla via, sono state organizzate cene, momenti di socialità, ed iniziative politiche e culturali come proiezioni di film, presentazioni di libri, dibattiti, assemblee, ed era in fase di ultimazione una cucina popolare. Abbiamo cercato di portare il nostro modo di fare socialità e antagonismo in centro storico occupando un palazzo vuoto da anni e abbandonato al degrado, recuperandolo quasi completamente e mettendo in sicurezza quasi la totalità degli spazi. Ieri mattina le forze dell’ordine su mandato del PM Scolastico hanno messo fine, almeno per ora, a quell’esperienza. A un compagno che per obblighi di firma si è recato in commissariato sono state requisite le chiavi del portone, mentre alcuni rocciatori salivano sul tetto da un terrazzo adiacente e più di cento tra celerini e carabinieri “sigillavano” l’area, chiudevano tutte le vie d’accesso e impedivano a chiunque il passaggio. Una trentina di uomini della digos è entrata nel palazzo e ha cominciato le operazioni di sgombero ed identificazione dei presenti. Come pretesto è stata adottata un’ordinanza di inagibilità che ne ha “rinnovato” una precedente risalente al 2005, a cui era seguito lo svuotamento ed il ricollocamento delle associazioni che lì avevano sede. Per noi la motivazione reale degli sfratti di allora è un tentativo di speculazione non andato a buon fine (in effetti lo stabile è stato messo all’asta un paio di volte senza trovare nessun acquirente). Tuttora rientrerebbe nella lista di beni pubblici che l’amministrazione vorrebbe alienare per fare cassa in questo momento di crisi economica. Il gruppo di architetti e ingegneri solidali che ha svolto insieme a noi i sopralluoghi non ha ravvisato motivi di reale pericolo:con loro abbiamo stabilito un piano di interventi mirati di cui abbiamo sostanzialmente ultimato il primo step. Inoltre un’eventuale situazione di pericolo di quel palazzo coinvolgerebbe i palazzi circostanti, ad esso collegati. Se di pericolo reale si trattasse, perchè lo sgombero è avvenuto dopo nove mesi? Forse perchè l’inagibilità è solo un pretesto? O forse perchè ad Agosto la città si svuota e i mandanti non si aspettavano una possibile risposta? O forse perchè i compagni e le compagne della casa sono fortemente presenti nei presidi in Valpolcevera contro il terzo valico e creano significativi rapporti di condivisione con gli abitanti di quelle zone, che i soliti speculatori vorrebbero devastare con l’ennesima inutile grande opera? Forse vogliono distoglierci da quella lotta? Il reale motivo dello sgombero di ieri, in ogni caso, va individuato nella volontà di cancellare un’esperienza rivoluzionaria di autogestione, non mediata da alcun rapporto con le istituzioni, riproducibile in quanto esempio per altre persone che cercano forme di opposizione sociale ad un sistema in crisi che pretende di stritolarci con i suoi ultimi colpi di coda. Questo tentativo non è andato a buon fine. In completa sintonia con la fase storica che tutto il mondo sta attraversando, abbiamo contrapposto l’autorganizzazione, l’autonomia e la lotta agli interessi delle banche, di padroni, politici, speculatori e guerrafondai, alla rassegnazione, alla devastazione ambientale ed al saccheggio sociale. Questa è la nostra ricetta contro una crisi che non ci appartiene e che non abbiamo nessuna intenzione di pagare. L’avevamo scritto mesi fa su uno striscione:NON SI PUO’ FERMARE IL VENTO CI FATE SOLO PERDERE TEMPO. E infatti…Dalle prime ore dello sgombero, un gruppo di persone si è radunato davanti ai cordoni della celere, urlando la propria rabbia. Sono stati caricati due volte. Intorno alle 17 dopo che gli occupanti portavano via il possibile tra gli effetti personali e alcuni fabbri insieme a operai della Switch provvedevano a chiudere con lastre di ferro tutti gli accessi al piano terra e al primo piano, un corteo di alcune centinaia di persone ha percorso i vicoli per denunciare l’accaduto e ha terminato il suo percorso in Piazza delle Vigne, dove è stato occupato il palazzo al numero 4, anche questo vuoto da anni e abbandonato al degrado. Tutti i progetti ipotizzati intorno ad esso non hanno nessuna reale utilità sociale. Risibile l’ipotesi ventilata dai giornali della costruzione al suo interno di un museo del cioccolato (!). Crediamo che siano più importanti le abitazioni per chi ne ha bisogno e la prosecuzione delle attività e dei laboratori attivi in Via dei Giustiniani, unitamente al continuamento degli interventi politici. Se costruiamo attività sociali e le consideriamo così importanti non è perchè le riteniamo utili in quanto palliativo al progressivo immiserimento, ma perchè crediamo che attraverso la sperimentazione collettiva autonoma possiamo immaginare, insieme a chi vuol fare un po’ di strada con noi, forme di conflitto e di costruzione per una reale alternativa al sistema economico dominante. Senza nulla domandare o elemosinare alle istituzioni e ai difensori dello Stato di cose presente, quello che vogliamo avere è quello che riusciremo a prenderci. Alla tavola di questo sistema non ci sediamo, la vogliamo ribaltare.

I COMPAGNI E LE COMPAGNE DI GIUSTINIANI 19
giustiniani19.noblogs.org
E' uscito il numero 7 di "Sa Tiria" (Foglio di lotta antimilitarista sardo)

"In una situazione come quella attuale, in cui gli episodi di microcriminalità sono sempre più legati ai bisogni primari, i suicidi di persone disperate sono all'ordine del giorno ed in cui lo Stato e le banche mettono in campo tutti i mezzi per rubare anche le briciole alle nostre vite, gli investimenti in sicurezza e controllo continuano. La paura di una ribellismo sempre più in espansione fa serrare i ranghi ai professionisti della sorveglianza che ora cercano di avvalersi di tutte le forze in gioco per arginare il fenomeno. L'amministrazione Zedda si dimostra uguale alle precedenti, l'impianto securitario per allarmi creati ad hoc trova sempre spazio nelle stanze del potere locale, oggi come ieri, continua la guerra ai rom, che dopo essere stati dimenticati per anni se non per complicargli la vita di tanto in tanto, vengono prima sfrattati e poi deportati, dividendo famiglie e una comunità che fa dell'unione la propria forza. Continua l'agevolazione alle lobby del mattone cagliaritano e continua la disperata messa in campo di un apparato di sicurezza che incentiva le divisioni sociali, agevolando la guerra interna tra le classi più deboli e le sue infamie."

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"OPERAZIONE MANGIAFUOCO":INDAGINI E PERQUISIZIONI

A meno di due mesi dall'operazione "Ardire", con otto prigionieri e l'imbastimento di un assurdo teorema accusatorio, volto principalmente, nei fatti, a punire e disgregare la solidarietà internazionale ai prigionieri anarchici e la controinformazione, la macchina repressiva del ROS dei carabinieri, in accordo con il PM di turno, ha fatto irruzione alle 4 del mattino dell'8 Agosto in diverse abitazioni di compagni e compagne in Italia, e, secondo quanto diffuso dai media di regime, anche in Germania. In questo caso, partendo da indagini su specifici sabotaggi anonimi rivolti contro proprietà materiali di soggetti implicati nello sfruttamento e nella mattanza di animali non-umani e nella devastazione del pianeta, l'operazione denominata "Mangiafuoco" mostra come reale intento l'intimidazione di chi da anni è impegnato nella critica radicale di un modello di società, e ancor prima di civiltà, incentrato sulla mercificazione, il saccheggio e la distruzione non di "proprietà materiali", bensì del vivente tutto:dai piccoli mammiferi scuoiati per addobbare ricche signore, alla trasformazione della Terra, attraverso pratiche come l'estrazione di carburanti fossili, lo sviluppo di nocività radioattive, biotecnologiche o nanotecnologiche, in un ambiente morto e completamente antropizzato.
Domenica 12 Agosto (dalle 20:30) assemblea anti-sgombero a Villa vegan

Invitiamo tutt* a partecipare all'assemblea che si terrà Domenica in Villa vegan (Via Litta Modignani 66, Milano) in vista del possibile sgombero, per essere aggiornati sulla situazione reale, scambiarci esperienze di occupazione e difesa degli spazi liberati, per condividere idee e pratiche di resistenza e risposta.
Cremona:dal 7 al 9 Settembre, due giorni punk-hardcore benefit per gli arrestati dell'ex Fuoriluogo (Bologna) e per i condannati del G8. Cibo vegan e dibatti/chiacchierate durante le due giornate.

C.S.A. Kavarna
(Via Maffi 2)

COMUNICATO DAL TELOS DI SARONNO


ATTENZIONE:SPIONI AL LAVORO!

Da qualche giorno abbiamo appreso che a Saronno, da alcune settimane, circolano delle voci circa delle intercettazioni che la Polizia starebbe facendo al TELOS. Sembrerebbe trattarsi di apparecchiature poste all'esterno dello spazio occupato, posizionate su un palazzo situato nei dintorni. Nonostante non abbiamo ancora prove certe che dimostrino la fondatezza di questa voce, abbiamo voluto lo stesso con questo comunicato prendere parola su questo fatto che ci riguarda. Innanzitutto, vogliamo ribadire che la possibilità di essere oggetto di intercettazione non ci sorprenderebbe affatto:le forze repressive dello Stato non sono così nuove a questo tipo di operazioni. Solo negli ultimi mesi, infatti, nell'ambiente anarchico, ma non solo, sono stati molti i ritrovamenti (in case ed automobili private come all'interno di spazi del movimento) di strumenti per l'intercettazione ambientale e vari altri meccanismi di spionaggio. La svolta in chiave repressiva e di aumento del controllo non deve stupirci in un periodo in cui la gestione dell'ordine pubblico e del disagio sociale diventano sempre più difficili per chi governa. Ciò è determinato dal peggioramento delle condizioni di vita della popolazione, morsa dalla crisi economica, sfiduciata dalla politica tradizionale e sempre più in subbuglio.  Lo Stato cerca quindi un capro espiatorio da additare come nemico interno, per giustificare provvedimenti liberticidi e di controllo sociale e chi meglio degli anarchici, spesso promotori e solidali con numerose lotte sul territorio nazionale e da sempre complici di chi mette in discussione tutto l'esistente, senza ricercare alcun compromesso con la legge. Le inchieste partite negli ultimi due anni nei confronti di realtà o individui anarchici dimostrano come lo Stato si serva ancora degli improbabili reati associativi (spesso supportati da fragili reati minori contestati) per intimidire e  reprimere. Da parte nostra, in questi anni, abbiamo cercato di portare avanti le nostre idee fuori e dentro il TELOS. Ciò che pensiamo e facciamo è sotto gli occhi di tutti. Lontani dall'idea del consenso ad ogni costo, ci siamo in più occasioni posti in maniera conflittuale all'interno della città, facendo emergere e mettendo in discussione le contraddizioni di un sistema marcio fin dalle sue origini. Le nostre azioni sono il frutto di un confronto diretto ed orizzontale, senza alcuna gerarchia, tra le persone del collettivo e coloro che abbiamo via via incontrato durante il nostro percorso. Siamo presenti nelle varie lotte che sono nate a Saronno e dintorni, contro il razzismo leghista e fascista dilaganti in provincia, a fianco degli migranti e dei lavoratori, contro il ritorno del nucleare in Italia. Abbiamo cercato di dare voce nel nostro territorio al movimento NO TAV e sosteniamo la loro lotta contro l'arroganza dello Stato. Abbiamo sempre rivendicato pubblicamente la pratica dell'occupazione per liberare case e spazi dall'abbandono speculativo. A nostro avviso, questo tipo di intercettazioni potrebbe avere lo scopo di preparare una ennesima montatura repressiva nei nostri confronti o forse allargata all'ambiente anarchico in generale. Per questo chiediamo a tutti i compagni di porre particolare attenzione circa la presenza di strumenti di intercettazione nelle proprie abitazioni e spazi. Che questa voce sia vera o meno, noi proseguiremo con il nostro percorso e le nostre attività, come abbiamo fatto nonostante una consegna di 12 avvisi orali, recapitati dalla questura di Varese a compagni e compagne nel Febbraio 2011. Terremo comunque le orecchie aperte.

TEL

lunedì 6 agosto 2012



BOICOTTA IL CIRCO!

Gli animali dei circhi vengono rapiti dai loro habitat naturali (oppure nascono e vengono allevati in ambienti ostili ed artificiosi) per essere sottomessi alle volontà di aguzzini che li usano per meri scopi di arricchimento addestrandoli (col ricatto del "premio cibo", ma anche con la minaccia di punizioni fisiche) a stupidi esercizi per renderli in pratica dei robot al loro comando, nello scopo di creare "spettacoli" per persone che tentano di riempire le loro vuote serate assistendo a ciò che in realtà è soltanto il frutto (e la prosecuzione) di atti violenti e coercitivi. Inoltre, spesso in molti vanno in questi luoghi nonostante siano a conoscenza di come stanno le cose, ma lo fanno soprattutto perchè nel loro sentimento (auto) imposto di piccolezza e impotenza non hanno il coraggio e/o la voglia di spiegarlo ai figli, i quali li "trascinano" al circo perchè attratti dalla possibilità di poter vedere creature che, appunto, in natura vivrebbero altrove...I circensi, infatti, oltre a succhiare linfa vitale dallo sfruttamento animale e dalla mentalità generale, fondano i loro affari giocando sull'innocenza dei bambini (in poche parole adescandoli), e addirittura fanno passare il circo come un luogo dove essi possono "imparare e divertirsi"...Ma chi può accettare l'esistenza di posti come questi e giustificazioni del genere senza opporvi nessun rifiuto e nessun tipo di azione, cosi' come del resto verso le ingiustizie e le violenze perpetrate su larga scala nei confronti degli stessi animali, ma anche della terra e degli umani? Soltanto una persona insensibile, superficiale, alienata, oppressa, confusa, adeguata, arrendevole, ignorante e specista può farlo. Il resto sono soltanto scuse, patetici/vacui tentativi di controbilanciamento e rarissimi (e quasi sempre fiochi) sprazzi di luce individuali in un esistenza fatta di aggrappi, falsità, materialismo, passività e maschericcio.
A. (2010)