giovedì 25 dicembre 2014

MODENA:RINVENUTA MICROSPIA AL LABORATORIO LIBERTARIO LIGERA

Giovedì 18 Dicembre al Laboratorio Libertario Ligera abbiamo rinvenuto una microspia all’interno di un neon sul soffitto, costituita da 3 batterie da 9 volt legate da nastro isolante, con alle due estremità un microfono e un’antenna. Giorno dopo giorno, con l’inasprirsi delle tensioni sociali, spioni affaccendati guidati da PM isterici non esitano a tentare di reprimere quelle esperienze di conflittualità in cui si portano avanti con determinazione percorsi di contrasto e critica radicale a ogni forma di sfruttamento da parte del dominio. Non c’è spazio per il vittimismo, non ricerchiamo compromessi con alcun tipo di sponda istituzionale e autoritaria, non riconosciamo in loro gli interlocutori; di conseguenza non esigiamo un trattamento equo o rispettoso. Siamo consci che il potere punti a eliminare ogni forma di dissenso per preservarsi, mirando a ostacolare rapporti di affinità e solidarietà, criminalizzando chiunque si opponga e aizzandovi contro l’opinione pubblica, ormai totalmente plagiata dalle politiche securitarie. Non ci lasceremo intimidire dalla macchina repressiva e continueremo incorreggibili a stare al fianco di chi quotidianamente ostacola il proseguimento di questo alienante esistente.

Laboratorio Libertario Ligera

mercoledì 10 dicembre 2014

In tutto questo tempo di assenza dal blog ho riflettuto molto, e all'improvviso (cos'è cosa non è) ho avuto un illuminazione capendo una cosa di fondamentale importanza nella vita, ovvero che se non ci fosse l'Aeronautica militare non ci sarebbero le previsioni del tempo.
A.

giovedì 9 ottobre 2014


LATINA:GIORNATE ANTISPECISTE CONTRO IL FESTIVAL NAZIONALE DEL CIRCO - Il collettivo antispecista autorganizzato di Latina, chiama a raccolta tutt* i/le singol* e i gruppi antispecisti per contrastare il festival internazionale del circo, che porterà in città più di 10 circhi provenienti da varie nazioni europee dal 16 al 20 Ottobre. A questo evento noi rispondiamo così come rispondiamo ad ogni forma di dominio e sfruttamento, e cioè con un'organizzazione orizzontale ed azioni dimostrative dirette a sovvertire la cultura autoritaria e specista che ogni giorno minaccia la libertà d'ognuno, a prescindere dalla propria identità biologica. Coscienti che la violenza su ogni individuo non umano è tirocinio della violenza perpetrata sulle persone invitiamo chiunque a scendere in strada gridando il proprio rifiuto al teatro dell'orrore che tenta di travestire la tortura in divertimento, rivestendolo di colori ammicanti e lustrini sgargianti. Sicuri del fatto che l'antispecismo sia in linea unicamente con i principi antifascisti e libertari invitiamo le realtà affini a partecipare ai presidi organizzati in tutti i giorni del festival, e al corteo nazionale indetto per sabato 18 Ottobre 2014, (orario e luogo del concentramento a breve).
FINO ALL'ULTIMA GABBIA
PER L'ECOLOGISMO RADICALE E LA LIBERAZIONE ANIMALE

COLLETTIVO ANTISPECISTA AUTORGANIZZATO LATINA

EVENTI
16 OTTOBRE, PRESIDIO AL FESTIVAL (orario da definire)
17 OTTOBRE, PRESIDIO AL FESTIVAL (orario da definire)
18 OTTOBRE, CORTEO NAZIONALE CONTRO IL CIRCO CON ANIMALI
E IL FESTIVAL DELLA TORTURA (orario e concentramento ancora da definire)
19-20 OTTOBRE,  PRESIDI CONTRO IL FESTIVAL







MILANO - DOMENICA 12 OTTOBRE, DALLE 16 IN POI, CONCERTO BENEFIT NO TAV CON:ATTRITO (Trento)SUD DISORDER (Taranto)COSPIRAZIONE (Corvaccio-Brianza)MY OWN VOICE (Milano)WARPATH (Milano)

VIA GOLA (ANGOLO NAVIGLIO)
In caso di pioggia l'iniziativa si terrà alla Latteria Occupata
(Via Watt n. 6)

martedì 7 ottobre 2014

"Esiste nei vostri codici di legge una violenza legale e una illegale. Noi siamo accusati della seconda, voi vi fate forza della prima ed essa è fondamento della legge a cui vi appellate. La vostra violenza legale è quella che rende possibile lo sfruttamento di milioni di persone, che uccide con le sue guerre “umanitarie”, che butta in strada chi non riesce a pagarsi un affitto, che devasta i territori in cui viviamo, che ingabbia vite umane dentro C.I.E. e galereIl monopolio legittimo della violenza è ciò che rende possibile che chi detiene il potere possa cercare di costringere un’intera popolazione ad astenersi dal compiere un determinato atto, in questo caso lottare contro un’opera nefasta come il TAV, e parallelamente possa creare le condizioni per continuare ad imporlaNon risuona familiare a lorsignori quest’espressione? Avete accusato di terrorismo quattro nostri compagni, ma nelle giornate del 27 Giugno e 3 Luglio 2011, come nell’azione di sabotaggio del 13 Maggio 2013 eravamo presenti tutti e tutte. Non è in quest’aula di tribunale che troverete le motivazioni che ci spingono a lottare. Noi, per contro, una volta usciti di qua sapremo dove trovarle:lungo quei sentieri di montagna, nelle strade e nei quartieri in cui viviamo. Ora e sempre NO TAV! Ora e sempre resistenza!"
Con queste parole è stata interrotta questa mattina la requisitoria della PM Pedrotta nel cosiddetto processone contro 53 NO TAV accusati di aver partecipato alle giornate del 27 Giugno e del 3 Luglio 2011. L’udienza, sospesa, è riiniziata solo dopo lo sgombero dell’Aula Bunker e terminerà con le richieste di condanne da parte dell’accusa.


24 SETTEMBRE:DURANTE L'UDIENZA DEL PROCESSO PER L'ATTACCO CONTRO IL CANTIERE DI CHIOMONTE DEL 13 MAGGIO 2013, CHIARA, CLAUDIO, MATTIA E NICCOLO' HANNO RIVELATO CHE QUELLA NOTTE C'ERANO ANCHE LORO.

MATTIA - "Conoscevo la Maddalena e la Val Clarea prima che ci venisse impiantato il cantiere dell’alta velocità. In quei boschi ho camminato, ho dormito, ho mangiato, ho cantato, ho ballato. In quei luoghi ho vissuto frammenti di vita preziosa insieme ad amici che ora non ci sono più e che porto nel cuore. In quei luoghi sono tornato più volte negli anni. Di giorno, di notte, di mattino, di sera; d’estate, d’inverno, in autunno e in primavera. Ho visto quei luoghi cambiare nel tempo, gli alberi cadere abbattuti a decine per fare spazio a siepi di acciaio spinato. Ho visto il cantiere crescere e un pezzo di bosco sparire, le torri-faro spuntare numerose e l’esercito arrivare a sorvegliare un desolato sterrato lunare con gli stessi mezzi blindati che pattugliano i monti afgani. Così in Val Clarea son tornato una volta ancora in quella ormai celebre notte di maggio. Molto, troppo, è stato detto e scritto su quella notte e non sta a me, né mi interessa, dire come si trascriva quel gesto nella grammatica del codice penale. Quello che posso dire è che quella notte c’ero anch’io. Che non fossi lì con l’intento di perseguire il terrore altrui o anche peggio, lo può capire qualsiasi persona dotata di buonsenso che abbia anche solo una lontana idea di quale sia la natura della lotta NO TAV e quale il quadro di coordinate etiche all’interno del quale questa lotta esprime la sua ventennale resistenza. Che fossi lì per manifestare una volta di più la mia radicale inimicizia verso quel cantiere e, se possibile, sabotarne il funzionamento, ve lo dico io stesso. E se abbiamo deciso di prendere la parola oggi prima che questo processo si addentrasse nella selva delle perizie e delle controperizie vocali è proprio per affermare una semplice verità:quelle voci sono le nostre. Su questo la Procura ha costruito una storia. Una storia in cui i cellulari diventano prove dell’esistenza di una catena di comando, addirittura di una pianificazione paramilitare, ma la verità - come spesso accade - è molto più semplice e meno roboante. Esiste un motto in Val Susa che da anni è entrato nel bagaglio comune della lotta NO TAV e ne orienta nella pratica le azioni di disturbo al cantiere. Questo motto è:"si parte e si torna insieme". A significare che in questa lotta ci si muove insieme. Insieme si parte e insieme si torna. Nessuno va lasciato indietro. A questo servivano i telefoni quella notte, a questo si sono prestate le nostre voci. Parlare invece di capi, di organigrammi, di commando, di strateghi, significa voler proiettare su quell’evento l’ombra di un mondo che non ci appartiene e stravolgere il nostro stesso modo d’essere e di concepire l’agire comune. Per quanto mi riguarda lascio agli entusiasti speculatori ad alta velocità il triste privilegio di non avere scrupolo della vita altrui, e a loro lascio anche il culto della guerra, del comando e del profitto ad ogni costo. Noi ci teniamo stretti i valori della resistenza, della libertà, dell’amicizia e della condivisione e da questi cercheremo di trarre forza ovunque le conseguenze delle nostre scelte ci porteranno." CLAUDIO - "La notte fra il 13 e il 14 Maggio ho preso parte al sabotaggio avvenuto al cantiere della Maddalena a Chiomonte. Ecco svelato l’arcano. Non mi stupisce che gli inquirenti nel tentativo di ricostruire i fatti usino parole come “assalto, attentato terroristico, gruppi paramilitari, armi micidiali”. Chi è solito vivere e difendere una società fortemente gerarchizzata non può comprendere quello che è avvenuto negli ultimi anni in Val di Susa. Per descriverlo attingerà dalla propria cultura intrisa di termini bellici. Non è mia intenzione annoiarvi sui motivi per cui ho deciso di impegnarmi nella lotta contro il TAV o su cosa significhi la difesa di quella valle, voglio solo sottolineare che qualsiasi cosa che abbia a che fare con guerra o eserciti mi fa ribrezzo. Capisco lo sgomento dell’opinione pubblica e dei suoi affabulatori per la ricomparsa di questo illustre sconosciuto, il sabotaggio, dopo che si erano tanto spesi nel seppellirlo sotto quintali di menzogne. Alla lotta contro il treno veloce il merito di aver rispolverato tale pratica, di aver saputo scegliere quando e come impiegarla e di essere riuscita a distinguere il giusto dal legale. Alla lotta contro il treno veloce la grossa responsabilità di mantenere fede alle speranze che molti sfruttati ripongono in lei e di far assaporare ancora il gusto sapido del riscatto. Mi permetto di rispedire alcune accuse al mittente. Siamo accusati di avere agito per colpire delle persone o quantomeno incuranti della loro presenza, come se provassimo profondo disprezzo per la vita altrui. Se c’è qualcuno che dimostra tale disprezzo è da ricercare nei militi che esportano pace e democrazia in giro per il mondo, gli stessi che presidiano con devozione e professionalità il cantiere della Maddalena. Per quanto concerne l’accusa di terrorismo non ho intenzione di difendermi. La solidarietà che abbiamo ricevuto dal giorno del nostro arresto ad oggi ha smontato a sufficienza un’incriminazione così ardita. Se dietro quest’operazione c’era il tentativo, non troppo velato, di chiudere i conti con la lotta NO TAV una volta per tutte, direi che è fallito miseramente." NICCOLO' - "I motivi che mi hanno spinto in Val di Susa a prendere parte a questa lotta sono tanti; i motivi che mi hanno spinto a restare e continuare su questa strada sono ben di più. In mezzo c’è un percorso di maturazione collettiva, di assemblee pubbliche e private, di campeggi e presidi, di confronto e scontro. In mezzo c’è la vita, quella di tutti i giorni, quella delle alzatacce e delle nottate insonni, della gola secca sui pendii rocciosi e dei pasti frugali, dei piccoli impegni e delle grandi emozioni. In questo percorso chi lotta ha imparato la precisione del linguaggio, a chiamare le cose per quello che sono e non per l’involucro formale con cui si pubblicizzano, come un cantiere che prima era un fortino ed ora sta diventando una fortezza. Parole in grado di restituire il portato emotivo e l’impatto sulle proprie vite di determinate scelte della controparte, di chi ha deciso di invischiarsi in questa grande opera. Parole rispolverate da un lessico che sembrava antico e invece si riscoprono in tutta la loro potenza e semplicità nel descrivere le proprie azioni. Un’accortezza di linguaggio che mi accorgo non essere così diffusa nel mondo circostante, quando leggo di improbabili “commando” che secondo una certa ricostruzione propinata anche dai giornali avrebbero assaltato il cantiere nella notte del 13 Maggio. Una parola quanto mai infelice non solo per il suo richiamo all’atto del comandare ma anche per una certa allusione mercenaria, inaccettabile, di chi sarebbe disposto a qualsiasi mezzo pur di raggiungere il proprio fine. Di contro chi lotta ha imparato a convogliare con intelligenza persino le passioni forti e irruente che nascevano dai tanti colpi subiti quando un amico perdeva un occhio per via di un lacrimogeno o un altro era in fin di vita. Per quanto mi riguarda la Val Clarea mi è amica fin da quando nel 2011 rilanciavamo la terra a mani nude nei buchi scavati dalle ruspe durante gli allargamenti del cantiere. Ricordo che tra le tende di quel campeggio echeggiava una canzone, tra le tante inventate per divertirsi e darsi forza, sulle note di un vecchio canto partigiano. Il primo verso recitava "dai boschi di Giaglione uniti scenderemo…". In questi anni molte volte è stato dato seguito e sono state rilanciate quelle parole e qualcuno in quella notte di Maggio ha deciso di farlo con altrettanta convinzione e io ero tra loro. Una delle voci dietro a quel telefono è la mia. Ma soffermarsi su una responsabilità personale, per tesserne o meno le lodi, non è in grado di restituire quel sentimento collettivo maturato nelle case di tante famiglie, di valle e di città, o tra una chiacchierata e una bevuta in un bar, nelle piazze e nelle strade, nei momenti conviviali come in quelli più critici. Un sentimento che ha saputo esprimersi in uno degli slogan più gridati dopo i nostri arresti e che descrive bene la vera appartenenza di quel gesto: "dietro a quelle reti c’eravamo tutti…". Uno slogan che ci riporta direttamente ad un’assemblea popolare tenutasi a Bussoleno nel Maggio 2013 con cui l’intero movimento salutava e accoglieva quel gesto chiamandolo sabotaggio. E se dietro quelle reti c’eravamo tutti, dietro queste sbarre un pezzetto di ognuno ha saputo sostenerci e darci forza. Per questo, anche qui, qualunque siano le conseguenze delle nostre azioni, ad affrontarle non saremo soli.  CHIARA - "In quest’aula non troverete le parole per raccontare quella notte di Maggio. Usate il linguaggio di una società abituata agli eserciti, alle conquiste, alla sopraffazione. Gli attacchi militari e paramilitari, la violenza indiscriminata, le armi da guerra appartengono agli Stati e ai loro emulatori. Noi abbiamo lanciato il cuore oltre la rassegnazione. Abbiamo gettato un granello di sabbia nell’ingranaggio di un progresso il cui unico effetto è l’incessante distruzione del pianeta in cui viviamo. C’ero quella notte ed è mia la voce femminile che è stata intercettata. Ho attraversato un pezzo della mia vita insieme a tutti quegli uomini e a tutte quelle donne che da più di vent’anni oppongono un No inappellabile ad un’idea devastante di mondo. Ne sono fiera e felice."

martedì 16 settembre 2014

Clicca sull'immagine per leggere (e/o scaricare e diffondere
liberamente) gli interventi a tutti i dibattiti avvenuti al 9°
incontro di liberazione animale (6, 7, 8 Settembre 2013)
Il 2 Settembre muore l'ennesimo detenuto nel carcere di Spini di Gardolo (il terzo in dieci mesi, l'ultimo suicidio si era consumato a fine Luglio). Il suicidio è avvenuto a seguito del rifiuto, da parte del magistrato di sorveglianza Arnaldo Rubichi, della possibilità di scontare gli ultimi mesi di pena in comunità. Stesse sorti di Riccardo, suicida alla fine di Luglio di quest'anno dopo che Rubichi aveva respinto la sua richiesta dei domiciliari o della liberazione anticipata. Sempre il 2 Settembre una detenuta di Spini ha tentato di togliersi la vita ed è stata salvata in extremis. Venuti a conoscenza del suicidio e del tentato suicidio, i detenuti iniziano una battitura, incendiano oggetti e si rifiutano di rientrare nelle celle. La direzione del carcere non fa fare l'ora d'aria e schiera l'antisommossa nel cortile, mentre sotto le mura del carcere si raduna un gruppo di solidali. Mercoledì 3 Settembre alcuni compagni vanno a volantinare ai parenti durante i colloqui e altri salutano i detenuti che continuano con le battiture e fanno sapere che hanno iniziato anche uno sciopero del carrello a cui pare aderisca tutto il carcere. Secondo l' "l'Adige" in tarda mattinata un gruppo di anarchici va a fare visita a Rubichi e agli altri magistrati di sorveglianza. Dopo aver bloccato la strada adiacente, il piano dove si trovano gli uffici dei magistrati di sorveglianza viene riempito di scritte tipo "magistrati assassini", "a Spini si muore", "tutti liberi". In città escono manifesti e volantini sull'ultimo suicidio e in solidarietà con i detenuti di Spini e compaiono diverse scritte contro Rubichi, i magistrati, i secondini. "il Trentino" del 5 Settembre riporta la notizia che alcuni anarchici avrebbero "denunciato l'elevato numero di morti in cella" bloccando con catena e striscione Via Brennero (la statale che porta a Spini di Gardolo). Nella serata di giovedì un gruppo di solidali va a salutare i detenuti con urla, petardi e fuochi d'artificio, e domenica pomeriggio si tiene un presidio sotto le mura del carcere. I detenuti con cui si riesce a parlare fanno sapere che tutta la sezione ha ricevuto rapporti per le proteste dei giorni precedenti. La terza morte in pochi mesi in quello che era sempre stato presentato come un "carcere modello" scatena un prevedibile putiferio mediatico, da cui tuttavia si riescono quantomeno a ricavare alcune notizie interessanti:nel carcere di Spini negli ultimi tre anni si sono verificati ventidue tentati suicidi (secondo i dati ufficiali), praticamente tutti i detenuti chiedono il trasferimento verso altre carceri a causa dell'estrema severità dei magistrati di sorveglianza nel concedere misure alternative o liberazione anticipata, durante la notte continuano a non esserci medici, la provincia autonoma non dispone i fondi per la manutenzione (ad esempio dell'impianto di depurazione dell'acqua, come già si era venuti a sapere, e degli ascensori), vi sono rinchiusi detenuti disabili e malati. Nel riportare la notizia dell'ultimo suicidio "l'Adige" non perde occasione per chiarire "da che parte sta" concludendo l'articolo con le lamentele del Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria sulle "difficoltà" vissute dai secondini.

domenica 14 settembre 2014

COMUNICATO SULLO SGOMBERO DEL TELOS (SARONNO)

SUL PERCHE' - Diciamolo subito e chiaramente:che uno spazio occupato e non chiuso su se stesso ma rivolto in fuori, deciso a mettere i bastoni tra le ruote a chi aspira alla città dormitorio, alla città movida etc sia stato sgomberato non è certamente qualcosa di cui scandalizzarsi. Se ci scandalizziamo è per la mole di solidarietà arrivataci in faccia in nemmeno un giorno dallo sgombero. Il motivo dello sgombero è di ordine pubblico:la proprietà non sa che farsene dello stabile, non ha progetti se non fumosi ed ipotetici siti commerciali, strade e idee varie ed eventuali. E anche qui a ben vedere abbiamo poco di cui scandalizzarci. Non perchè, come vorrebbe far credere certa propaganda politica e sbirresca, siamo un pericolo per i saronnesi, ma perchè siamo pericolosi per l'ordine di Lorsignori:per l'ordine di chi in una città possiede numerosi edifici sfitti in attesa della prima possibilità di specularci sopra, per l'ordine di chi vieta di fare qualsiasi cosa per le strade, per l'ordine di chi dietro le proprie scrivanie e dentro la propria giacca crede di poter giocare con le vite e con gli spazi altrui, per l'ordine di chi crede che il mondo intero debba appartenere a qualcuno che poi decida che farsene, per l'ordine dei Carabinieri e della Polizia, servi infimi e difensori di questo disgustoso stato di cose. E' stato lo stesso capitano dei Carabinieri di Saronno a richiedere alla Questura di Varese lo sgombero, perchè - a detta sua - Saronno per colpa dei temutissimi Telos che facevano il bello e il cattivo tempo era diventata ormai una città ingestibile e ingovernabile. Riassumiamo:lo sgombero l'hanno voluto gli sbirri perchè gli davamo fastidio. I politici, con i loro inciuci con i questurini, una volta saputo dell'imminente sgombero del Telos hanno giocato d'anticipo giocando al linciaggio mediatico, sicuri poi di avere avuto l'occhio lungo dato che la data dello sgombero era già stata decisa. E così è stato. SUL COME - Gli ultimi sgomberi avvenuti a Saronno hanno segnato un deciso cambio di passo della repressione, che una volta compresa la propria goffaggine e la propria lentezza (vedi gli sgomberi durati ore o giorni degli ultimi anni con resistenze sul tetto) ha cambiato strategia. Lo sgombero non è più un'operazione plateale e di forza, ormai lo sgombero è più un sotterfugio e un inganno. Non sono arrivati con 10 camionette armati di attrezzi, trance, scale etc. Sono arrivati con una o due camionette, una quarantina di Digos e pattume vario e con un escamotage sono riusciti ad entrare al Telos. L'escamotage ci teniamo a raccontarlo per condividere questa esperienza con quante più persone possibili:attorno alle 4.30 alcuni degli abitanti del Telos vedono fuori dalle finestre delle luci strane con un rumore di fuoco d'artificio, qualcuno esce dalla finestra barricata che dava sul terrazzo per vedere cosa stesse succedendo e subito viene braccato da una ventina di digos che aspettavano nascosti nell'ombra, che entrano immediatamente, prendono a calci il cane e bloccano tutti gli abitanti che tuttavia riescono a far partire una chiamata. Gli sbirri speravano di esser riusciti a sgomberare il Telos senza che i compagni fuori lo scoprissero, gli è andata male, un petardo roboante glielo ricorda pochi istanti dopo il loro ingresso. Fuori dal Telos attorno alle 5.15 arrivano alcuni compagni che cercano di avvicinarsi per capire come sta chi si trova dentro. Subito vengono aggrediti, alcuni rincorsi, dalla sbirraglia. Un compagno viene fermato e semplicemente minacciato e accompagnato in auto all'ingresso dell'autostrada dove viene fatto scendere. La mattinata passa poi in relativa calma, i principali obiettivi sono portare fuori più materiale possibile e riavere tra noi i 7 fermati. Al mercato cittadino intanto un piccolo corteo fa sapere ai presenti quanto sta accadendo, anche gli automobilisti ingorgati nel traffico vengono avvisati degli avvenimenti. Nel tardo pomeriggio un primo presidio di risposta si trasforma in un corteo selvaggio e pieno di sentimento. Gli sbirri provocano e vengono tenuti al loro posto:dietro di noi. Cori e boati rompono il silenzio, il Telos è in movimento. A fine corteo ci salutiamo, c'è da pensare ai prossimi giorni che saranno pieni di iniziative. E POI? - Hanno sgomberato uno stabile che ospitava il Telos, ma il Telos non lo hanno minimamente scalfito. Semplicemente ci si adatta alla nuova situazione. Tutto ciò che avevamo in mente di fare al Telos lo faremo in altri posti di Saronno. Giovedì sera un cineforum in Piazza del mercato, venerdì sera una cena in Via Don Monza, sabato c'è una taz dal pomeriggio alla sera. Il Telos erano i rapporti e le situazioni create insieme, non ci siamo mai sentiti i detentori di alcunchè, questo significa che chiunque abbia avuto e abbia a cuore il Telos si senta in qualche modo tirato in causa, che cerchi un modo per portare avanti le sue lotte e la sua presenza in città. E poi? E poi il resto ve lo diciamo a voce, è una sorpresa, soprattutto - speriamo! per gli sbirri.
TeLOS in movimento, 12/09
(Il 27 Settembre organizzeremo un corteo a Saronno)

giovedì 11 settembre 2014


12 SETTEMBRE:PRESIDIO NAZIONALE CONTRO LA VIVISEZIONE AL C.N.R. DI PISA

La città di Pisa non ha niente da invidiare ai grandi poli nazionali della ricerca dove vengono effettuati esperimenti su animali tanto da meritarsi in passato l’appellativo di capitale italiana della vivisezione. In una piccola superficie di territorio sono dislocati numerosi centri di ricerca che vanno dai centri pubblici come Università e C.N.R. (Consiglio Nazionale delle Ricerche) fino ai centri privati sulle cui attività si sa pochissimo grazie alle coperture di segreti industriali da difendere. Non mancano anche i centri militari come il Cisam di San Piero sulle cui ricerche vige il massimo riserbo da anni, ultimamente abbiamo potuto prendere atto di parte dei risultati di tanti anni di impegno nel lavorare alla guerra, sotto forma di rilascio di acque radioattive nel canale dei Navicelli, provenienti dal rettore nucleare sperimentale. Nei numerosi istituti di ricerca gli animali vengono rinchiusi per essere sottoposti ad ogni tipo di esperimento:dalla chirurgia, farmaci, ingegneria genetica per citare solo alcune delle pratiche più diffuse. Se i centri di ricerca sono distribuiti in gran numero tra Pisa e la provincia l’attenzione maggiore non può che andare agli oltre 14 istituti scientifici che nell’area C.N.R. hanno trovato sede. La realizzazione di queste prigioni per animali è il frutto di una convenzione tra l’Università, il C.N.R. e l’ospedale di Pisa. L’area C.N.R. di Pisa fortemente voluta dal vivisettore di cani Luigi Donato, già direttore di Fisiologia clinica del C.N.R., comprende al suo interno nel blocco B laboratori di biotecnologie, citogenetica, elettronica, chimica e tanti altri. E proprio in questo blocco sono presenti sale operatorie divise secondo l’utilizzazione di piccoli o medi animali. La concentrazione di animali rinchiusi raggiunge al C.N.R. il suo apice da dove partono sia a livello locale che nazionale tutti quei protocolli che prevedono sperimentazioni su esseri viventi. Questo presidio apre il decimo incontro di liberazione animale che quest’anno vuole iniziare direttamente in uno degli innumerevoli luoghi dello sfruttamento, dove ricerca neutrale sta per consolidamento e sviluppo di pratiche di dominio.

PRESIDIO A PARTIRE DALLE 14.30 DAVANTI ALL'AREA C.N.R. SAN.CATALDO (VIA MORUZZI N.1). DALLE 18.00 PARTENZA CON AUTOBUS PER DONORATICO (LIVORNO) DOVE SI SVOLGERA’ LA DECIMA EDIZIONE DELL'INCONTRO DI LIBERAZIONE ANIMALE   

Per l’autobus è necessario prenotarsi inviando una mail al sito internet dell’incontro:info@incontroliberazioneanimale.net (Infoline:333/6874479)
www.incontroliberazioneanimale.net

Assemblea dell’Incontro di Liberazione animale
ROMA:I RECLUSI NEL C.I.E. DI PONTE GALERIA SALGONO SUI TETTI
7 SETTEMBRE - Circa 40 solidali hanno portato solidarietà ai ragazzi imprigionati nel C.I.E. di Ponte Galeria. Arrivati davanti alle mura del lager già si levavano alte le grida ed i rumori della battitura. Davanti al cancello i celerini aspettavano schierati. Poco dopo un gruppo di ragazzi è riuscito a salire sul tetto e ricambiare il saluto dei e delle soldali, uscendo dal buio nel quale li vorrebbero nascondere. Per tre lunghe ore hanno quindi resistito sul tetto denunciando la loro condizione, intonando cori e canzoni e sbeffeggiando le guardie. I poliziotti li hanno raggiunti minacciandoli con cani, idranti e lacrimogeni, ma nessuno è sceso. In tre hanno tentato la fuga approfittando della confusione, ma purtroppo sono stati bloccati. Uno di loro sembra sia stato ferito. Appena il presidio si è sciolto e i partecipanti si sono allontanati è partita la rappresaglia:prima gli idranti (ai quali i ragazzi hanno risposto con un lancio di oggetti), poi una carica. Inizialmente sono stati fermati quindici ragazzi tra quelli che erano sul tetto, poi lasciati tornare alle celle. Successivamente in dieci sono stati prelevati e attualmente non si sa dove siano, a detta di alcuni reclusi potrebbero essere tradotti in carcere.

sabato 9 agosto 2014

ZKSQUATT (Roma)

Zk è un progetto che tenta di disegnare nuove possibili alternative radicali all'esistente. Propone una socialità diversa e non mercificata. Vive il più possibile al di fuori del mercato, fuori dalla politica dei politicanti, per l'autogestione. Sperimenta nuove forme organizzative, che possano essere spunto per altre 1000 esperienze come la nostra. Non abbiamo mai creduto di avere la verità in tasca, ma crediamo fortemente che tentativi VERI di critica radicale alla società passino per l'agire e non solo per le chiacchere. Cosi un giorno, nel lontano Agosto 2002 abbiamo deciso di prendere uno spazio da anni abbandonato per farne un luogo dove vivere e dove creare sperimentare inventare una cultura diversa fuori dalle logiche commerciali. La società in cui viviamo e' piegata in ginocchio davanti al denaro e alla miseria. Disoccupazione, costo della vita, divertimenti a caro prezzo, cultura ridotta ad uno schermo che ipnotizza, questa la giungla dove tutti, nessuno escluso, ogni giorno tenta di sopravvivere, e tenta di salvare soddisfazioni sempre più negate. Allora se questo sistema evidentemente non funziona, possiamo, dal basso, tentare nuove strade.
Ecco l'autoproduzione:Riciclaggio, fai da te, limitare i consumi superflui, privileggiare la musica/cultura autoprodotta a quella delle grandi star succhiasoldi e cervello, diffondere cultura antagonista, odiare il business, odiare la guerra e il razzismo, inventare, progettare, a volte sbagliare...Ma soprattutto FARE. Non siamo marziani, né tanto meno isolati dal mondo. Siamo figli di questa società, ci portiamo appresso le sue contraddizioni, ma con la coscienza che una piccola parte insieme a tante altre può farne una grande...
Non esiste provare...Fare o non fare...
ZKSQUATT
(Via Epaminonda n. 10)

domenica 27 luglio 2014

TRENTO, 1 & 2 AGOSTO
DUE GIORNI IN SOLIDARIETA' CON I DETENUTI

Due giorni punkhardcore, due giorni in solidarietà con i detenuti, due giorni in cui chi non vuole
piegare la testa davanti all'arroganza del potere possa incontrarsi e confrontarsi.
Nella speranza che lotta e solidarietà non restino solo parole urlate in un microfono.

AFFLUENTE
MINORANZA DI UNO
NO CHAPPY? BOURGEOIS!
THE SMASHROOMS
END OF A SEASON
COUNCIL OF RATS
ATTRITO
ECO
OLTRELINEA
SHITAKE
ST1VEN S1GAL
THEE LOYAL WANKERS

Il Sabato, dalle 15:00, si terrà un presidio in solidarietà con i detenuti del carcere di Spini di Gardolo (TN).
Per tutto il festival i vostri palati  potranno deliziarsi di paninazzi in tutte le salse ed è garantita
la cena (tutto vegano). Spazio distribuzioni. Portatevi la tenda. La due giorni si terrà 
sopra le colline di Trento. Per le indicazioni scrivi a:slavinapunkhc@gmail.com

LIBERAZIONE ANIMALE
INTERVISTA AD UN'ATTIVISTA DELLA CAMPAGNA S.H.A.C.

Quanto segue è un'intervista composta da delle domande specifiche su alcuni aspetti della repressione e del movimento in Inghilterra, e non tratta quindi della storia in generale della campagna, perché di questo ne parlano già tanti altri interessanti documenti.  Pensiamo sia un'intervista interessante e ci piacerebbe che venisse diffusa il più possibile, specialmente in prossimità del 30 di Luglio (giornata di solidarietà internazionale con SOCPA7). Se avete domande o altro fateci sapere.


Antispeck Torino/Bestie in lotta (bestieinlotta@autistici.org)


Come ha reagito il movimento anarchico nei confronti degli arresti? La reazione politica ai 32 raid è stata scarsa o nulla, come anche il supporto a chi poteva essere scarcerato su cauzione e alle 12 persone che sono finite in prigione. Quelli di Corporate Watch erano presenti in tribunale, per documentare il caso e realizzare un reportage, “Corporate crackdown on animal rights“. Della questione si è parlato anche su alcuni fogli anarchici e su Schnews, oltre allo strano articolo uscito su Indymedia. Oltre a questo, non è stata organizzata nessuna campagna di supporto per nessuno degli imputati, né ci sono stati comunicati da parte degli ambienti anarchici o iniziative di solidarietà con chi è stato colpito dallo Stato. Lo stesso movimento di liberazione animale ha iniziato a spaventarsi, e ha mancato nel dare appoggio alle persone coinvolte, con l'unica eccezione della solidarietà di lunga data dell'ALF Supporters Group e del Vegan Prisoner Support Group, che sono stati incredibilmente d'aiuto ai prigionieri. Quali sono le debolezze riscontrate nel movimento di liberazione animale al momento degli arresti? Quali errori hanno fatto sì che la pressione mediatica raggiungesse il suo scopo di dividere la lotta e isolare i prigionieri? Gli arresti hanno fatto emergere numerose debolezze nel movimento di liberazione animale (d'altronde se avessero usato le stesse tattiche contro qualunque altro movimento politico nel Regno Unito, la durezza dei colpi non sarebbe stata da meno). Le più grandi debolezze che, da anarchica, ho percepito, includono:1 - Essendo il movimento piuttosto centralizzato, un piccolo gruppo di persone stava svolgendo una dose massiccia del lavoro. Il “nucleo organizzativo” era facilmente identificabile, in quanto un numero ristretto di persone si occupava sia della parte comunicativa (presidi, manifestazioni, interventi a serate informative) sia dell'azione diretta, come gli attacchi dell'ALF alle case dei direttori delle aziende connesse a HLS. E' incredibile come, nonostante il colossale dispiegamento di controllo sbirresco, non siano riusciti ad identificare chiaramenre il ruolo delle persone e a fornire prove sufficienti di un'attività illegale. Ad ogni modo, il fatto che diverse persone si occupassero di entrambi gli aspetti ha messo in pericolo tutti quanti. 2 - Il declino dei gruppi locali:il movimento di liberazione animale è passato da un network di gruppi attivi localmente, a uno in cui i gruppi locali fanno un sacco di lavoro su campagne nazionali, come ad esempio SHAC e Save the Newchurch Guinea Pigs. L'incapacità di mantenere energia su entrambi i fronti, ha significato non investire sulla costruzione del movimento quanto si sarebbe dovuto. Ciò ha portato, nel tempo, al declino dei gruppi locali, che erano una volta la linfa vitale. 3 - La repressione in corso ha fatto si che le persone che avessero voluto avvicinarsi al movimento fossero o spaventate, oppure non riuscissero ad integrarsi nel gruppo per via della diffidenza generalizzata. In questo modo il tutto ha iniziato a pesare sulle spalle di sempre meno persone. 4 - L'impatto di internet:penso che effettivamente internet abbia giocato un ruolo chiave, togliendo gente dalle strade e dai gruppi locali, per chiaccherare di teoria politica sui social network, piuttosto che impegnarsi nella pratica della lotta. 5 - Esaurimento e ricambio:SHAC è stata, tra le altre cose, una campagna condotta a ritmi serrati. Non c'era un gran cultura dell'autoconservazione, né della sostenibilità, causando quindi un ricambio frequentissimo, con gente che si tirava indietro di continuo, o che se ne andava per questioni interne. 6 - Disinformazione persistente:SHAC è stata efficacemente isolata da potenziali sostenitori, attraverso una lunga campagna di disinformazione. Enti come il NETCU (National extremism tactical coordination unit, unità tattica nazionale per gli estremismi) hanno svolto un ruolo strategico, nell'assicurarsi che i media raffigurassero gli SHAC come estremisti. Questo approccio per noi ha significato essere isolati col marchio di radicali, mentre i possibili solidali venivano incoraggiati ad abbracciare tattiche più liberali, riformiste, “non violente” e disfattiste. 7 - La percezione che altri movimenti hanno delle lotte di liberazione animale:penso che SHAC abbia guadagnato parecchio rispetto dalle altre realtà, campagne come Smash EDO sono state ispirate dal metodo di sabotaggio economico di SHAC, e molti in giro per il mondo hanno riconosciuto come ALF fosse la forma più attiva di azione diretta militante che si stesse svolgendo nel Regno Unito, se non in tutta Europa. Eppure, nonostante questo rispetto e condivisione di pratiche, molti ancora non sono solidali con i non umani. Pensano che questa battaglia debba aspettare fin a dopo la rivoluzione, o che promuovere campagne per coniglietti pelosi non faccia parte della lotta per la lberazione totale e contro ogni forma di oppressione. Gli attivisti sono stati accusati di cospirazione. Ci sono edifici o sezioni speciali per questo tipo di accusa o i condannati sono imprigionati con i detenuti comuni? La cospirazione volta al ricatto è considerata un reato grave, quindi la maggior parte di noi ha iniziato la sua condanna in prigioni ad alta sicurezza, facendosi poi faticosamente strada nel sistema penitenziario per accedere a maggiori “libertà” in carceri di categoria inferiore. A parte la grande attenzione per la nostra posta e comunicazione, eravamo trattati come gli altri prigionieri, e non abbiamo subito la brutalità che altri subiscono per il loro credo politico, come i prigionieri Baschi nelle prigioni spagnole. Sono presenti in Inghilterra considerevoli infiltrazioni fasciste nel movimento di liberazione animale e che reazioni provocano nelle persone? Non parlerei di una “considerevole infiltrazione fascista”. E' successo qualcosa di grosso mentre ero in prigione ma non so bene cosa sia successo. Penso che qualcuno credesse non fosse un problema avere un dirigente del BNP (British National Party) che partecipava a una manifestazione. Altre persone hanno reagito dicendo che era inaccettabile. La cosa triste è che chi ha reagito è stato etichettato come un attaccabrighe e non supportato pienamente come avrebbe dovuto essere.  Ci sono dei gruppi davvero equivoci, come “Non-human first”, che hanno idee politiche estremamente dubbie. Penso che le infiltrazioni fasciste possano diventare una minaccia crescente se il movimento non ne è consapevole, e coloro che pensano vada bene essere “apolitici” sono ancora la maggioranza. D'altro canto ci sono stati anche segnali davvero positivi, come ad esempio all'Incontro internazionale sui diritti animali nel 2013, quando i partecipanti britannici spinsero molto nel sottolineare le relazioni fasciste di quell'incontro, in Belgio. In più un gran numero di attivisti del Regno Unito sono coinvolti sia in lotte di liberazione che antifasciste. Quali sono le azioni più utili e significative che possiamo portare avanti da parte nostra qui in Italia per solidarizzare con la vostra causa? Le industrie che praticano vivisezione nel Regno Unito, se non in tutta Europa, stanno iniziando ad essere parecchio arroganti e sprezzanti, convinte che lo Stato le proteggerà e che hanno “vinto”. Mantenere forte la pressione sulle industrie dall'estero, mentre in Regno Unito ci si rimette in sesto, sarebbe davvero importante. Anche progetti come “SHAC made history” sono stati estremamente apprezzati e stimolanti. Sono davvero importanti! Continuare con gli incontri di informazione sulla situazione dei Blackmail 3 e SOCPA 7 anche è fondamentale, perchè nessuna di queste repressioni è finita! Soprattutto, penso che gli altri movimenti debbano imparare cosa può succedere quando non si prende seriamente la repressione. Il suo effetto cumulativo ci ha abbattuti come una martellata. Penso anche sia davvero importante creare legami con altre lotte radicali, ed adottare un punto di vista antistatale. Le relazioni sono la chiave della capacità di recupero. Qual è la situazione attuale in Inghilterra nel movimento e quali sono le prospettive future? Lo stato del movimento ora come ora è abbastanza angosciante, ma non senza speranza. Chi porta avanti idee radicali viene sempre più isolato, e sempre più persone stanno adottando approcci liberali al cambiamento sociale, come convertire persone alla dieta vegana (come unica tattica). C'è un punto cieco totale su quel che riguarda le relazioni di potere, come avviene il cambiamento, e la storia delle lotte sociali. Alcuni settori del movimento stanno facendo veramente bene, ad esempio Hunt Sabotage (Sabotaggio della caccia). E' uno splendido esempio di azione diretta generalizzata, ed è in rapida espansione. C'è stata una forte resistenza alla mattanza dei tassi, che ha portato nuove persone nel movimento. Sempre nuovi gruppi di sabotaggio entrano in azione e continuano a salvare volpi ed altri animali selvatici, nonostante la violenza della polizia e dei cacciatori. Un nuovo progetto, chiamato “Free to fight” (liberi di lottare) è agli inizi:mira ad aumentare la capacità di riprendersi dalla repressione nel Regno Unito. L'attenzione principale è sul movimento di liberazione animale, ma essendo un collettivo anarchico intende anche stringere legami politici con altre lotte e movimenti. Vuole assicurare a chiunque venga colpito dalla repressione il supporto del movimento, specialmente prima e dopo la carcerazioneBristol è stata e continua ad essere al centro di molte iniziative e lotte radicali. Raccontaci di Bristol, del suo tessuto sociale e quali sono le ragioni che la rendono così speciale rispetto al resto del Regno unito Non so come mai Bristol sforni così tanti radicali, ma credo che una delle ragioni sia per la presenza di un duraturo gruppo anarchico. C'è Kebele, un centro sociale anarchico, che ospita un vegan cafè, dà spazio ai gruppi per incontrarsi e oganizzarsi, ed è la sede di eventi politici ricorrenti ed iniziative come la Anarchist Book Fair, fiera del libro anarchico. E' anche una delle uniche città nel “west country”, il sudovest del Regno Unito, il che significa che un sacco di gente si è trasferita lì dalle zone attorno. Il west country ha una lunga tradizione di resistenza al capitalismo e alle restrizioni in genere, in quanto le persone sono molto attaccate alla terra. Normalmente, se vuoi un lavoro, una carriera, matrimonio e assicurazione ti sposti a est, ma se vuoi natura, comunità, ed una salutare dose d'insurrezione...Ti conviene dirigerti ad ovest.

domenica 20 luglio 2014


GERMANIA, 17-25 AGOSTO:TERZO "WAR STARTS HERE CAMP"

CAMPO INTERNAZIONALE PER LA DISCUSSIONE E L'AZIONE DIRETTA

SMASCHERIAMO, FERMIAMO E SABOTIAMO IL GUZ -  La guerra inizia qui. Oggigiorno i politici sono abbastanza chiari riguardo la loro posizione: non ci saranno più freni dalla Germania per quanto concerne le operazioni militari. Basta con le guerre - una lezione importante imparata dalla storia tedesca - è una posizione superata. La Germania difende la propria posizione di potere e protegge la propria ricchezza con ogni mezzo. La militarizzazione procede su tutti i livelli della società. Un politica straniera apertamente aggressiva si fa strada con un aumento nelle esportazioni di armi e nelle missioni offensive della N.A.T.O. Con la società tedesca l'esercito "Bundeswehr"  si dà da fare per dare un'immagine dei soldati come di "cittadini in uniforme". Campagne pubblicitarie e regali natalizi dai bambini ai "nostri" soldati sono parte della strategia. Il reclutamento di massa ha luogo nelle scuole, nelle università e nelle fiere di orientamento lavorativo. I confini tra esercito e popolazione civile si dissolvono ulteriormente. Lontano dai riflettori le forze armate occidentali praticano la repressione come risposta generale alle proteste in tutte le città del mondo. I governi hanno pochi dubbi per quel che riguarda la sorveglianza di massa per raggiungere l'idea di una "Sicurezza Integrata". Siamo stanchi di questa apparente condizione di normalità - e siamo incazzati. Interferiremo in maniera risoluta ed irriducibile. Ti invitiamo a partecipare al terzo War starts here camp contro la militarizzazione ed il neocolonialismo ad Agosto del 2014. E' qui che inizia la guerra - fermiamola qui. IL TERZO WAR STARTS HERE CAMP - Il terzo campo antimilitarista si terrà del 17 al 25 di Agosto vicino a Magdeburg, nelle immediate vicinanze del "GÜZ". Il “Gefechtsübungszentrum des Heeres” (GÜZ) è un'area di addestramento all'avanguardia per le forze N.A.T.O. E' un presidio centrale delle forze militari tedesche e internazionali e contiene tutte le sfaccettature della militarizzazione. In opposizione al "GÜZ" costruiremo il nostro campeggio che offrirà uno spazio per workshop, lezioni, discussioni, viaggi ed azioni dirette di ogni tipo. Il War starts here camp sembra essere il posto giusto per ritrovarsi. Dopo di esso vogliamo lasciare il posto con più capacità e motivazione per le nostre lotte quotidiane. Durante l'ultimo War starts here camp abbiamo interrotto con successo la normale quotidianità militare locale. Abbiamo portato supporto ai pochi che resistono alla militarizzazione da più di 20 anni ed abbiamo ricevuto a nostra volta sostegno da parte loro. Insieme siamo stati in grado di trasformare la lotta contro il GÜZ in una questione pubblica in quella regione. Il campeggio antimilitarista e le azioni contro l'esercito hanno prodotto un ampio feedback. Durante gli anni trascorsi abbiamo guadagnato molta esperienza. Vogliamo costruire partendo da questa esperienza. Sappiamo di essere in grado di interrompere la guerra nella "pacifica" Europa Occidentale. Molte persone subiscono gli effetti della militarizzazione, del neocolonialismo, della repressione (armata) e la loro resistenza coinvolge molte lotte differenti. Vogliamo connettere queste lotte, metterle in relazione tra loro e infine andare oltre. Quest'anno vogliamo intensificare la discussione internazionale sui diversi aspetti della guerra e della militarizzazione insieme alle nostre strategie di resistenza antimilitarista. Il sentimento di resistenza collettiva può costruire solide connessioni politiche. Nella giornata di azione interromperemo le normali operazioni del centro di addestramento militare con differenti forme di azione diretta. Nel ritrovarci tutti insieme nel campeggio e nel lottare contro la normalità delle operazioni militari del "GÜZ" vediamo l'opportunità di un forte momento di un movimento antimilitarista internazionale. L'AREA DI ADDESTRAMENTO MILITARE GÜZ - Il GÜZ si estende per un'area di  230km². La guerra viene preparata e praticata con un sistema di simulazione con armi laser. Tutti i soldati tedeschi che vengono mandati all'estero vengono preparati nel GÜZ poco prima di andare in Afghanistan o in Kosovo. Il gestore è "Rheinmetall", un'azienda leader nella manifattura di armamenti. "Rheinmetall" presta quest'area all'esercito tedesco ed a molti altri eserciti N.A.T.O. La guerra viene praticata e preparata proprio qui. Qui si possono riscontrare molti aspetti della militarizzazione. La costruzione di una città per gli addestramenti antiguerriglia chiamata "Schnöggersburg" renderà questo centro di addestramento militare unico in Europa. Vogliamo rendere visibile questo luogo di preparazione bellica e colpirlo duramente. ENTRA A FAR PARTE DEL CAMPOMilitarizzazione, "Sicurezza integrata", repressione e guerra sono sempre un attacco a tutti i movimenti sociali ed a tutte le persone che combattono per una società libera. I movimenti sociali e politici sono diversi come lo sono i loro punti di vista sulla guerra e sull'esercito. Partendo da questo presupposto, vogliamo creare una resistenza comune. Uno dei principali obiettivi è un campeggio politicamente variegato nel quale ci si rispetta a vicenda e si discutono le nostre differenze nella solidarietà. Speriamo nel contributo di molti differenti gruppi e aree. E' per noi importante lavorare insieme senza falsi compromessi o consenso forzato sulle azioni. Vogliamo un dialogo faccia a faccia con tutti coloro che sono ispirati dalla sincera avversione per la condizione di distruzione che affligge il mondo. Vogliamo condividere le nostre conoscenze e discutere delle nostre differenze nella solidarietà. Ci saranno molti incontri in preparazione al War starts here camp. Questi incontri sono intesi come una piattaforma composta da tutti i gruppi interessati ad entrare in contatto con l'organizzazione del campeggio, a costruire una rete e a prendere parte ad un dibattito politico su teoria e pratica antimilitarista. Nel 2013 gruppi politicamente differenti hanno partecipato con delle chiamate proprie. Potete contribuire con le vostre iniziative e le vostre azioni ad una più ampia resistenza contro la guerra ed il sistema bellico.

venerdì 18 luglio 2014

Il 15 Luglio, alle 15.00, si è tenuta l’ultima udienza del processo per i fatti di Piazza Verdi del 2007, nella quale sono sotto processo 5 persone.
Sono state vagliate le richieste di condanna dal PM Simone Purgato che variano dai 6 anni e mezzo ai 7 anni e mezzo.

DAL COMUNICATO SUL PROCESSO - Massima solidarietà a Madda, Fede, Faco, Sirio e Juan, sotto processo perchè ostacolarono un T.S.O. (Trattamento sanitario obbligatorio, n.d.r.) a Bologna il 13 Ottobre 2007. Alle 4 del mattino, in Piazza Verdi, un’ambulanza - con l’aiuto degli sbirri - tentava di prelevare con la forza una giovane donna per condurla in psichiatria contro la propria volontà. I cinque, assistendo alla scena, intervennero osteggiando gli ambulanzieri nel tentativo di liberare la ragazza. La reazione degli sbirri fu immediata:manganellate e botte, inseguimento e chiamata di rinforzi (6 volanti). Dopo vani tentativi di fuga, furono arrestati e incarcerati. Tra le accuse inventante nei loro confronti (a titolo di monito per chi osa interferire con il potere arbitrario dello Stato) v’è l’imputazione di rapina (per aver rubato, a detto loro, le manette, una pistola e una ricetrasmittente durante la collutazione).
DAI MEDIA DI REGIME - BOLOGNA - Condanne da 7 anni e mezzo a 6 anni e mezzo per cinque anarchici di Fuoriluogo. Sono le richieste arrivate oggi pomeriggio dal PM Simone Purgato per la notte di scontri con le forze dell’ordine in Piazza Verdi, a Bologna, del 13 Ottobre 2007. L’accusa, in particolare, ha chiesto sette anni e mezzo per Cristian Facchinetti, considerato il "capopopolo", e Federico Razzoli, sette anni per Maddalena Calore e Antonio Juan Fernandez Sorroche, sei anni e mezzo per Sirio Manfrini. Numerosi i capi d’accusa per i cinque:tra l’altro rapina (di un paio di manette e di una ricetrasmittente a un poliziotto), tentata rapina (di una pistola sempre a un poliziotto), istigazione a delinquere, lesioni e minacce. I legali dei cinque poliziotti rimasti feriti negli scontri e costituitisi parti civili hanno, inoltre, chiesto provvisionali da 1.500 a 5.000 euro.