mercoledì 28 ottobre 2015


SARDEGNA - APPELLO ALL'AZIONE SUI TEATRI DI GUERRA DELLA TRIDENT JUNCTURE 2015. MANIFESTAZIONE AL POLIGONO DI CAPO TEULADA. 3 NOVEMBRE, ORE 10.30, CONCENTRAMENTO PORTO PINO

La Trident Juncture 2015, la più imponente esercitazione NATO degli ultimi 15 anni, arriva al culmine e conclude una intensissima stagione di esercitazioni e addestramenti, programmata dall'alleanza per tutto il 2015. L'esercitazione coinvolge 33 Stati, ed è ospitata nei poligoni, nelle basi navali e negli aeroporti militari di Portogallo, Spagna e Italia. La fase preparatoria dell'esercitazione è cominciata da tempo, mentre dal 3 Ottobre ci troviamo in una fase di "simulazione" e organizzazione dei comandi. La fase operativa a fuoco avrà inizio il 21 Ottobre e proseguirà sino al 6 Novembre, i centri principali in Italia saranno il comando JFC di Lago Patria (Napoli), il poligono di Capo Teulada in Sardegna e l'aeroporto di Trapani Birgi in Sicilia (che sarà affiancato da altri cinque aeroporti militari: Sigonella, Decimomannu, Amendola, Pratica di Mare e Pisa-Grossetto). È uno scenario che richiede uno sforzo di consapevolezza e la volontà di agire. Riteniamo sia necessario continuare ad opporre alle attività militari, per tutta la durata dell'esercitazione, comprese le fasi preparatorie, iniziative e mobilitazioni contro la guerra, le sue strutture, la sua economia, la sua celebrazione (come quella del 4 di Novembre) e contro la presenza della NATO, da attuarsi ovunque possibile. In Europa molte sono state e, a breve, saranno le iniziative e le mobilitazioni contro la TJ015, da Cagliari a Napoli, da Marsala a Saragozza. Nell'ambito di questa ampia mobilitazione la rete No Basi Né Qui Né Altrove si propone di agire il 3 Novembre su uno dei principali teatri di guerra in Italia, il poligono di Capo Teulada, dove è previsto il bombardamento delle flotte NATO contro la costa sarda, lo sbarco di reparti anfibi italiani, USA e del Regno Unito, lo schieramento di reparti di terra che si dispongono a sparare, bombardare e distruggere con ogni tipo di armamento disponibile. Ci presenteremo, come sempre, con l'obiettivo di inceppare la macchina bellica ed ostacolare lo svolgimento dell'esercitazione, solidali con tutte le altre realtà di lotta antimilitarista ed antimperialista che si preparano a fare altrettanto. Ripetiamo il nostro appello ad agire sui luoghi della guerra, possibilmente negli stessi giorni, sia per accrescere l'efficacia dell'azione sia per rendere più chiara la volontà generale e diffusa di opporsi e sabotare questo abominio.
Aggiornamenti nei blog: http://nobasi.noblogs.org // https://nobordersard.wordpress.com  Contatti: nobasinoborder@gmail.com

sabato 24 ottobre 2015

Domenica 18 Ottobre un gruppo di solidali si è recato sotto al C.I.E. di Bari Palese per un saluto ai reclusi  e per far sentire ancora una volta la loro vicinanza e la loro solidarietà, nonostante le mura che ancora li dividono. I prigionieri hanno risposto rumorosamente ai solidali e hanno ribadito le degradanti condizioni della detenzione, inasprita, dopo il saluto di domenica, dal divieto ad uscire nel cortile il giorno successivo. La risposta repressiva non è altro che una spinta, per tutti i solidali e per tutti coloro che portano avanti la loro battaglia contro i lager di Stato, a continuare nella lotta e a far sentire sempre più forte la solidarietà e la vicinanza ai reclusi. Subito dopo la fine del saluto, alcuni ragazzi  hanno iniziato uno sciopero della fame per protestare contro la loro condizione. Lo sciopero dura tutt’ora. Inoltre è giunta la notizia di un tentativo di fuga di un prigioniero, purtroppo non andato in porto. Il ragazzo scavalcando le mura del C.I.E. è caduto fratturandosi una gamba e un braccio; condotto all’ospedale di Bari è stato poi riportato in tutta fretta al C.I.E. e messo nella stanza dell’isolamento. Speriamo di ricevere  presto notizie sul suo stato di salute.
Nociebari

martedì 20 ottobre 2015

Nuoro blindata dai servi dello Stato.
Nuoro blindata dalle masse clericali.
Nuoro blindata dall'ignoranza della gente.
Nuoro blindata, ma a nessuno gliene frega niente.

NUORO BLINDATA SIETE VOI.

Nuoro blindata dalla sete del turismo.
Nuoro blindata dalla disoccupazione.
Nuoro blindata dal menefreghismo generale.
Nuoro blindata dall'orgoglio nazionale.

Controllati e picchiati dal sistema dello Stato.
Rifiutati ed odiati dalla gente come voi.

Nuoro blindata: é colpa dello Stato.
Nuoro blindata: é colpa di gente come voi.





ROMA, VENERDI' 23 OTTOBRE

"STREET ART: DALLA SOVVERSIONE URBANA AL DECORO"

(Dalle ‬17‭) ‬discussione aperta.
(Dalle 21) aperitivo solidale e Dj-set.

NED - PUNTO SOLIDALE MARANELLA 
(Via A.‭ ‬Dulceri‭ ‬211/‭‬209‭)


VENEZIA, VENERDI’ 23 OTTOBRE (DALLE 21)
PRESENTAZIONE DEL LIBRO "ELETTROSHOCK. LA STORIA
DELLE TERAPIE ELETTROCONVULSIVE E I RACCONTI DI CHI LE HA VISSUTE"
A cura del Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud (Ed. Sensibili Alle Foglie)

 EX-OSPIZIO CONTARINI OCCUPATO (ZONA SANTA MARTA)⁠



ROMA, 24 & 25 OTTOBRE
"GENERA ET RIGENERA"
(ELOGIO DEI BATTERI)

Le due giornate si svolgeranno all' Ateneo Occupato in Via O. Fattiboni a Dragoncello (Acilia), dalle 10 al tramonto. L'ingresso è a sottoscrizione libera e i pranzi delle due giornate sono "bellavita" (quindi ognuno/a è invitato/a a portare qualcosa da condividere). Ci saranno una cucina e un forno a legna a disposizione, e spazio per montare le tendePortatevi scarpe e abiti da lavoro, guanti, zappa... In caso di pioggia l'iniziativa si terrà comunque, al coperto.

(Clicca sul manifestino per ingrandire)

sabato 17 ottobre 2015


GIOVEDI' 22 OTTOBRE (DALLE 15)

Chiara Gazzola presenta il suo libro Fra diagnosi e peccato. La discriminazione secolare nella psichiatria e nella religione. Parteciperà anche l’antropologa Michela Zucca. Un approfondimento del legame fra la disciplina psichiatrica e gli ambiti religiosi, che fa emergere la pianificata incoerenza fra gli intenti dichiarati e la prassi reale: l’amministrazione di un’esclusione sociale fondata sul controllo ed il profitto. Il concetto di “norma comportamentale” viene utilizzato per sancire ogni devianza, declinandola sui peccati e sulle diagnosi. Verranno illustrate le esperienze eccezionali di chi ha saputo resistere, di chi non ha accettato l’annientamento della propria volontà. La volontà di ricostruire una memoria cancellata dai timbri maschili darà voce a un coro femminile che ridipingerà contesti storici e pensieri scomodi.

SPAZIO ANARCHICO UNDERGROUND
(Kascina Autogestita Popolare)
Via Ponchia n. 8, Bergamo (Quartiere Monterosso)
(underground.noblogs.orgunderground@inventati.org)
ANCHE NOI ERAVAMO STORIA - BERGAMASCHI ATTIVI NEI GRUPPI ANARCHICI DI MILANO (1880-1900)" - Vol. 1 -
(Di Albino Bertuletti e Alberto Gotti)

Conoscere parte dei vissuti di singole persone; ricostruire avvenimenti e contesti storici altrimenti sconosciuti e per niente considerati (o “dimenticati, se non cancellati dai libri e dalla storia ufficiale).

Noi autori non ci consideriamo degli “storici, anche perché non abbiamo le competenze indispensabili per definirci tali. Non abbiamo dogmi da insegnare – né conoscenze certe da trasmettere. Inoltre siamo ben coscienti che questo studio può essere considerato parziale e frammentario; senza dubbio sarebbero necessari ulteriori approfondimenti e rielaborazioni dei materiali consultati, per poter avere una più corretta ed organica ricostruzione degli avvenimenti locali, inserendoli in un contesto storico più ampio.

"Anche noi eravamo Storia" è stato stampato in proprio nel Marzo 2010, con foto e 268 pagine, ed è reperibile presso lo Spazio Anarchico Underground (underground@inventati.org)

Il libro nasce dalla passione, in comune ai due autori, per la Storia e l’Anarchia. Tale volume fa parte di una ricerca storiografica relativa al Movimento Libertario Bergamasco, a cui si sta lavorando ormai da diversi anni. Con tale studio si intendeva e si intende scovare, nella realtà bergamasca, i militanti anarchici della base popolare, al di là della rilevanza o meno dei singoli (non personaggi illustri!). Per noi rappresenta un importante sforzo (reale!) di recupero e raccolta di notizie (anche le più dettagliate), documenti e articoli su ciascuno degli anarchici bergamaschi, evidenziando, quando possibile, le professioni, gli elementi dei gruppi sociali di appartenenza e le azioni politiche degli stessi. All’inizio si erano trascritte (150 pagine) numerose schede biografiche di “sovversivi anarchici” bergamaschi e documenti originali redatti dalla polizia, dalla questura, dalla prefettura, dal ministero degli Interni e reperiti direttamente presso gli Archivi di Stato di Roma (Casellario Politico Centrale), di Milano e di Bergamo. Successivamente si è cercato di ricostruire, in ordine cronologico, gli avvenimenti locali ed i vissuti di singoli individui, inserendoli in un contesto storico più ampio, attraverso un intenso lavoro di confronto dei vari documenti reperiti inizialmente e con l’organizzazione di altre informazioni, tratte dalla stampa locale dell’epoca (quotidiani e periodici) e dalla lettura di libri di vari ricercatori (indicati in una dettagliata bibliografia finale). La ricerca “Alle origini dell’Anarchismo Bergamascosi era concretizzata, agli inizi del 2006, in un saggio iniziale relativo a: Circolo Istruttivo Francisco Ferrer di Treviglio (1910 – 1914); Gruppo Libertario bergamasco (1914 – 1926) ; Elenco degli anarchici schedati dalla Regia Questura di Bergamo. Il reperimento di altri documenti e la ricostruzione storica hanno arricchito e ampliato notevolmente la mole del materiale prodotto. Essendo la ricerca uno studio in progresso, la struttura del piano di lavoro pensata anni fa, è stata rivista più volte, tanto che si è ritenuto opportuno suddividerla in vari volumi. Il primo volume “Anche noi eravamo Storiariguarda avvenimenti collocabili negli ultimi due decenni dell’Ottocento, accaduti in ambiti locali (a Bergamo e a Milano) ed in contesti più ampi (italiani e internazionali). Il ventennio preso in considerazione vede la nascita del Partito Operaio, a cui segue la scissione fra gli anarchici ed i socialisti nel movimento operaio. Il Partito Socialista intraprende la strada della “legalità”, delle riforme istituzionali, dell’organizzazione del partito e della conquista dei pubblici poteri, attraverso la delega nelle elezioni politiche ed amministrative. Il movimento anarchico, invece, si mantiene programmaticamente al di fuori dello Stato e delle politiche istituzionali; rifiutando il potere, la delega ed il voto, promuove e partecipa a insurrezioni spontanee, punta sull’azione diretta delle masse e sulle iniziative dei singoli (vedi gli attentati individuali a fine Ottocento). Di conseguenza, gli anarchici sono stati soggetti a frequenti e dure repressioni poliziesche, arresti e condanne di tribunali, anni di prigione e spesso sono costretti alla clandestinità, al domicilio coatto, all’esilio. A Bergamo, nel periodo storico preso in considerazione, se faticano a decollare e a diffondersi le idee e le organizzazioni socialiste, a maggior ragione non si diffondono quelle libertarie, vista la potente egemonia cattolica sostenuta da una capillare struttura organizzativa ed assistenziale. La Chiesa, forte potere economico – religioso, è contraria a qualsiasi forma di resistenza ai padroni e riesce nella Bergamasca a controllare ed influenzare masse, ossequienti per tradizione, di contadini e di operai, in città e nelle campagne, attraverso la sua fortissima organizzazione. Dai “cenni biograficisi può rilevare come, in questo ventennio, i non numerosi libertari bergamaschi siano presenti e attivi, in prevalenza, nelle iniziative e nelle organizzazioni che fanno riferimento all’area di Milano. I documenti consultati presso gli Archivi hanno fornito buona parte delle informazioni contenute nelle diverse schede biografiche della seconda parte del libro. Le notizie fornite in esse, nonostante siano scritte da un punto di vista “di deformazione professionale e di parte(quello di un agente di P.S., o di un funzionario di Stato, o di un delatore), paradossalmente hanno contribuito a modo loro e contro le loro intenzioni e volontà, a scrivere una parte della “Storia” degli anarchici bergamaschi. È Storia di persone comuni, che però hanno lottato, hanno fatto scelte anticonformiste e per le loro idee hanno subito arresti – anni di carcere, fughe all’estero, emigrazione; hanno partecipato alla vita politica e sociale del tempo, in cui ciascuno di loro ha vissuto. È stato entusiasmante per noi, avere l’opportunità, dalla lettura di articoli di stampa locali o di documenti autografati da vari funzionari dello Stato, poter verificare in prima persona come, a volte, avvenimenti – vissuti di individui, tematiche, contrapposizioni - riferiti ad ambiti locali, si connettano ad ambiti storici su scala più vasta… o rilevare in altri contesti dinamiche diverse e prese d’iniziativa autonome. Per certi aspetti, abbiamo approfondito la nostra conoscenza del movimento libertario e delle prime organizzazioni politiche e sindacali (come l’Internazionale dei Lavoratori, il Partito Operaio Italiano, le Società di Mutuo Soccorso, le Società di Resistenza…) proprio cercando di esplorare gli avvenimenti storici della realtà locale. Per noi ha senso recuperare la memoria dei vissuti di persone comuni e quella di determinati avvenimenti (vedi le manifestazioni per il 1° Maggio anarchico, le lotte di rivendicazione delle 8 ore di lavoro giornaliero, il canto degli Inni sovversivi e anarchici, il reato di associazione di malfattori, i moti insurrezionali dei Fasci e quelli per il pane, gli scontri ideologici degli anarchici contro i socialisti legalitari e la definitiva rottura del 1892, gli attentati “individuali, l’ istituzione del Casellario Politico Centrale…), per non perdere la valenza critica del pensiero libertario nei confronti del potere… per riflettere e far riflettere in modo critico, controcorrente, contro la logica degli anniversari istituzionalizzati, contro l’uso distorto e strumentale della memoria storica


Non si vuole né costruire né esibire santini laici od anarchici da beatificare. Inoltre non c’è alcuna pretesa di affibbiare “etichettature di parte(o strumentali) a personaggi o a fatti, lasciando al contrario spazio ad ogni lettore (che nelle aspettative degli autori, non dovrebbe essere esclusivamente uno storico o un addetto ai lavori) di effettuare liberamente ed autonomamente riflessioni critiche e interpretazioni storiche. Il volume è dedicato a Giovanni Gualdi, compagno anarchico bergamasco morto recentemente, che aveva percorso un tratto di strada insieme a noi all’inizio della ricerca.

Albino Bertuletti e Alberto Gotti

mercoledì 7 ottobre 2015

E' USCITO IL TERZO NUMERO DEL GIORNALE ECOLOGISTA RADICALE "L'URLO DELLA TERRA"

ALL'INTERNO:

Una mappa per accedere al cervello // Gli alberi geneticamente modificati e la bioeconomia // Verso una stagione di consenso biotech? // Il selvatico recintato nel panino di Expo // Note a margine di un corteo O.G.M. // Francois Kepes, razionalizzatore delle macchine viventi // Parole in movimento: dialogo con Luana, attivista per la liberazione animale sottoprocesso a Brescia per la liberazione dei beagle da Green Hill // Dichiarazione al processo di Green Hill // Sabotaggio antinucleare: dopo dieci anni si ritorna a processo.


EDITORIALE - Questi mesi sono stati intensi di iniziative che ci hanno visto come collettivo resistenze al nanomondo e redazione dell'Urlo della Terra in numerosi posti e situazioni per discussioni su temi come l'ecologismo radicale, scienze convergenti, liberazione animale. I nostri incontri pubblici seguono la stessa modalità con cui viene fatto e distribuito questo giornale: non esistono aree precise o interlocutori privilegiati a cui facciamo riferimento. Certo, ci piacerebbe dire che questo è un giornale per "chiunque", che si potrebbe distribuire ovunque, accendendo animi sopiti. Sappiamo bene che non è così. Sicuramente facciamo riferimento ad ambienti e contesti più sensibili dove perlomeno esiste già una qualche forma di attenzione o preoccupazione per quello che ci succede intorno, dentro di noi, agli altri animali e al pianeta, dove alcuni pensieri possono portare a dei dubbi, a momenti di rottura. Una rottura con questa normalità sempre più normalizzante che sempre più aliena e abitua ad uno sfruttamento che si fa di giorno in giorno più insidioso, portandoci a pensare di trovarci di fronte a un monolite a cui non ci si può opporre, se non con pratiche permeate da una mera parvenza di conflittualità. Molti dei temi che trattiamo in questo giornale, come gli sviluppi tecnologici, l'ecologismo e l'abbattimento di una visione antropocentrica non rappresentano una novità. Negli ultimi anni si è visto crescere un'attenzione senza precedenti: nei media, nella così detta opinione pubblica e di conseguenza in ogni settore economico. Il grande critico della tecnica Jacques Ellul impiegava spesso una formula che, si è "sempre rivelata esatta": "Quando in una società si parla esageratamente di un certo requisito umano è perché questo non esiste più, se si parla esageratamente di libertà, è perché la libertà è stata annullata"Questa attenzione da parte dello Stato, dell'economia e di gran parte delle multinazionali è in continua crescita e si rafforza giorno dopo giorno. Questo processo non è qualcosa di separato dalla società, vengono create delle condizioni tecniche per cui questo mondo sia il più desiderabile possibile. Mai si è parlato tanto della difesa della natura come in questi tempi, non si smette di invocarla, di riferirsi ad essa e consacrarvi magniloquenti dibattiti e profondi discorsi. Tutto questo proprio in un periodo storico che vede una distruzione della natura così forte, un'avvelenamento così totale di acqua, terra e cielo, una disumanizzazione così globale che i nostri stessi corpi sono a rischio di monocolturaDi fatto, nostro malgrado, ci si trova ad affrontare questioni così vitali dentro ad un unico grande calderone dove imperversano associazioni ambientaliste, animaliste, organismi internazionali di protezione della natura, comitati etici... La cosa si fa ovviamente molto più complessa, soprattutto per chi vuole ancora riconoscere e dare forza ai pensieri e significato alle parole. Il processo che vede il potere accaparratore di istanze "verdi" e "antisistema" non è ineluttabile, è sempre possibile creare momenti di rottura che possano disgregarne alcune parti. Queste fermate non previste possono dare il tempo (nuovo) per allargare lo sguardo e scoprire le interconnessioni e le relazioni che legano le catene dello sfruttamentoL'ineluttabilità del dominio sembra essere entrata profondamente in noi, tanto che spesso i progetti, le situazioni di critica e opposizione, si presentano come una mera sopravvivenza, quasi una testimonianza. Anche ambienti critici verso l'esistente a volte rimangono intrappolati nel recinto, sembra vi sia una segreta fiducia in questo sistema, si mantiene con esso un legame indissolubile che è frutto della insicurezza e della paura. Si pensa, o probabilmente si vuole pensare, che una qualche soluzione arriverà anche da questo stato di cose. In fondo non siamo sotto una dittatura fascista, non viviamo in una democrazia? Ci si abitua sempre di più a questa vicinanza, a questa coesistenza con il potere. I vari progetti e idee pagano poi il prezzo di questa visione: restano, nella migliore delle ipotesi, parziali, o nella peggiore servono al consolidamento del potere stesso in Green, equo-solidale, animalista... Anche in ambienti critici si sente parlare positivamente delle possibilità della società tecnica. Con le nanotecnologie, si può anche far progredire la medicina e ultimamente, come ricordano a Expo, con i nanoalimenti si potrà nutrire il pianeta. Sembra di sentire i vecchi discorsi su un uso civile del nucleare e quelli sugli O.G.M.. Ancora una volta quello che si presenta di fronte è una riscrittura della realtà su un copione già noto, cambiano solo i materiali con cui è costruito, anche la manipolazione ritorna sempre, con innovazioni sempre più ricombinabili e inafferrabili nella loro essenza e dimensione. In pochi, di questi tempi, pensano di impossessarsi degli sviluppi tecnologici per un uso "altro". In tantissimi però, apparentemente pieni di buon senso, danno il loro contributo ad alleviare le fatiche dello schiavo, ormai abbandonata qualsiasi idea di liberarsi dalla schiavitù. Lo sviluppo tecnoscientifico è questo che porta: non solo nocività che ormai sono ampie quanto il mondo, ma un'obbedienza su base volontaria, un'accettazione senza condizioni, perchè è questo l'unico mondo possibile. Un mondo dove è anche prevista la contestazione, dove ci si può indignare e creare masse anonime di indignati in comunicazione via social networkAnche molte situazioni di base, autogestite, informali, sono colpite da questi pericoli: il vuoto del non-senso in molti casi ha preso il sopravvento, ed ecco a sostenere pratiche di lotta o idee di cambiamento che sono meno radicali di quelle espresse dagli eco-guerrieri della Green Economy. Questi promettono di sovvertire il mondo per come l'abbiamo conosciuto fino adesso. Sappiamo che non stanno scherzando, ma che lo stanno pianificando passo dopo passo, con strumenti che neanche si riescono a cogliere e immaginarne la portata, e quando occorre c'è sempre la guerra, quella incomprensibile da lontano e terrificante da vicino. Quando non è la fiducia al sistema a prevalere si vedono nascere progetti e si sentono idee di alternative avverse a questa realtà. Ad una economia ecocida si risponde con una conviviale e di condivisione. Spesso questi progetti, che partono da una riscoperta della natura e da un'altra convivenza con essa, sono dettati dalle migliori intenzioni. Ma si può pensare di cambiare qualcosa di questo esistente costruendo qualcosa al suo interno? Con i suoi materiali, le sue leggi, i suoi veleni e le sue imposizioni? Dal momento che si dice di coltivare biologico non si è forse già accettato una delle regole chiave della Green Economy, facendo propria la sua propaganda, dove quello che è naturale è già stato sostituito da qualcos'altro, un qualcosa di migliore, che sa di migliorato, in sintonia con la tecno-industria e i suoi supermercati del futuro? È sicuramente importante, anzi fondamentale, pensare già da subito un mondo diverso e sarebbe importante che questo fosse già rappresentato nei nostri mezzi, nei nostri pensieri e nelle nostre azioni. Ma questo non potrà mai realizzarsi senza sbarazzarsi di quello presente. Il fine non dovrebbe essere solo il chiudere un laboratorio, proteggere una foresta o una valle, dovremmo sempre avere lo sguardo verso la distruzione di questo sistema di morte. Come arriviamo a questo sogno lontano fa la differenza, si possono creare già da subito momenti concreti di libertà in cui il nostro agire, non mediato da calcoli da politicante o dal linguaggio virtuale della macchina, porta a una concreta rottura. Questa ben presto verrà ripristinata, ma saremo sempre lì a creare la prossima. Dedichiamo questo numero del giornale a Elia Vatteroni, Baffardello anarchico, che ci ha lasciato in questi giorni di fine estate...

PER CONTATTI E RICHIESTEurlodellaterra@inventati.org (3 euro a copia più spese di spedizione a 1,30 euro. Per i distributori minimo 5 copie: 2 euro a copia più spese di spedizione 1,30 euro. Spese di spedizione per l'estero: 5,50 euro). CONTO CORRENTE - Codice IBAN: IT11A0760111100001022596116. PER L'ESTERO: Codice BIC BPPIITRRXXX (intestato a Marta Cattaneo, specificare la causale L'urlo della Terra)