domenica 28 ottobre 2012

Più o meno un tre anni e mezzo fa, sempre qui su Morire contro (ma nel precedente portale), nell'esprimere la mia volontà di voler scrivere e pubblicare da li' a poco un articolo su Fabrizio de Andrè (ovvero cosa ne penso in positivo ma soprattutto anche no, quindi non un patetico atto adulatorio come solitamente si legge in giro, spinto dalla solita voglia di adottare guru), cominciai a "postare" alcune "pillole" a mò di anticipazione, ma a causa di svariati motivi la cosa rimase in sospeso...E adesso? Potrebbe sembrare infatti che io sia qui nell'intenzione di ricominciare "lo spillolamento" con la ferma intenzione di adoperarmi nello scrivere a breve su "Faber", eppure...Non è cosi'. Diciamo che di "acqua sotto i ponti" ne deve passare ancora, ma comunque le "pillole" (con, quando lo ritengo opportuno come adesso, i relativi personali approfondimenti) ripartono.
A.


"Nancy"
(Leonard Cohen cover, 1973)

Nancy (che pare sia veramente esistita) vive da sola, e anche se la stragrande maggioranza delle interpretazioni ruotano attorno alla certezza che si prostituisce (forse l'ha fatto), credo che l'accenno al suo "ultimo spettacolo" si riferisca più che altro ad un concedersi facilmente in particolare per sentirsi accettata e riconosciuta (l'ostentazione della bigiotteria, poi, fa scaturire compassione), e sicuramente durante l'infanzia ha subito degli abusi sessuali da parte del padre, i quali si sarebbero consumati in un abitazione scarna/povera di "beni" (il riferimento all'innocenza nel "palazzo di giustizia" potrebbe far pensare che lui era un uomo di legge, quindi un autoritario che godeva di protezione, ma io penso che ciò alluda piuttosto al fatto che lei non riesce ad incolparlo sul serio per gli abusi - bensi' responsabilizza se stessa, inoltre, per quanto i termini inglesi spesso mutino concettualmente in base ai vari contesti, il testo originale non dice giustizia, bensi' "honesty"). Nancy, quindi, è nata e cresciuta nella povertà (pur se il "non c'era quasi niente" potrebbe riferisi anche o soltanto alla mancanza di affetto, non esclusivamente ad un discorso economico), e, superficiali nella loro veste di "homo stronzis classicus", in pochissimi si accorgono della sua condizione, ovvero della lacerante ferita interiore che gli avvelena l'esistenza, e chi quantomeno intuisce la teme, si sente incapace, e preferisce non addentrarsi per tentare di curarla (le "calze verdi" parrebbe un riferimento alla natura, ai prati, ai grandi spazi, quindi alla voglia di respiro, di libertà e naturalezza, ma forse è anche un omaggio ad una parte del suo essere ancora bambina, quindi "pulita", ma al contempo violata e stravolta da un trauma che l'ha gettata nella confusione e gli ha negato uno svilupparsi definitivo e concreto della propria personalità/identità)...Si "innamora" di tutti (ad indicare le sue frequenti avventure alla ricerca della "figura" ideale e/o idealizzata - sicuramente anche un pò quella paterna di colui che l'ha tradita, che pensa con erroneo senso di colpa e che desidera quanto teme, vissute con passione e voglia di dolcezza ma nel conflitto, nel blocco, sempre in fuga), perciò non si lega a nessuno in particolare e non vive un amore profondo, e a sua volta nessuno si vuole veramente, profondamente legare a lei, mentendo sul suo modo di vivere, raccontando e raccontandosela che sia prettamente il frutto di una libera scelta, e, in un modo o nell'altro, in questa limitatezza, paura ed insensibilità, usandola...Cosi', Nancy stacca i contatti dal "suo" mondo e si uccide, da una parte perchè non riesce ad unirsi a qualcuno e dall'altra perchè, appunto, non c'è chi vuole unirsi a lei:non può quindi amare veramente ed essere altrettanto veramente amata (per quanto vi siano in circolazione persone che sappiano cosa significhi amare sul serio), ma rimane comunque in qualche modo viva nel ricordo di chi l'ha incontrata ed "avuta":particolarmente fragile, insicura, sfuggente, chiusa, ambigua ma anche amorevole e, a suo modo e almeno in buona parte, sincera nel darsi, nel voler donare anche soltanto "brevi" ma intensi momenti intrisi della già citata passione la cui bellezza (e rarità) resiste alla "sfocatura" di quel "vendersi" che sta nel voler essere accettata e riconosciuta, e che per questo possono segnare profondamente...Dedico quindi il ricominciare con la pubblicazione delle "pillole" ad ogni creatura che è anche solo un pò in questa canzone e in questo mio approfondimento nella speranza che si possa liberare, liberazione che passa anche e soprattutto attraverso l'attingere dalla propria persona, non solo da qualcun'altro, cosi' come attraverso la raggiunta consapevolezza che non è necessario avere qualsivoglia persona accanto (né surplus di materia) per poter vivere.

(Qui una versione in inglese, coverizzata anch'essa)

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