venerdì 1 febbraio 2013

JAMAL, RESISTERE ALLE ESPULSIONI

Jamal è da un mese prigioniero nel CIE di Corso Brunelleschi a Torino. Non ha i documenti in regola, ma a Torino ha una moglie incinta di 8 mesi, tant’è che il suo avvocato aveva immediatamente presentato ricorso contro l’espulsione, e Jamal era in attesa fiducioso di essere liberato. Ma all’Ufficio Immigrazione della Questura di Torino sono furbi, e ieri pomeriggio (30 Gennaio, n.d.r) chiamano Jamal fuori dalla sezione per “notificargli qualcosa”. Negli uffici del CIE, Jamal capisce che quello che devono notificargli non è nè la liberazione, nè la proroga della reclusione, ma un biglietto di sola andata per il Marocco. Solo contro una decina di poliziotti, isolato dai suoi compagni di reclusione, Jamal capisce che è il momento di lottare:chiama la moglie, che lancia l’allarme all’avvocato e ad alcuni solidali. La notizia rimbalza su Radio Blackout 105.250 Fm, e nel giro di poco si forma un presidio di fronte all’ingresso principale su Via Mazzarello, e con slogan e battiture si attira l’attenzione dei passanti e dei reclusi, alcuni dei quali salgono sui tetti. L’avvocato manda un fax urgente in Questura per evitare l’espulsione, e attende la risposta. Poco dopo a difendere il Centro arriva la celere, e arriva anche la notizia che Jamal per evitare l’espulsione si è tagliato su tutto il corpo. Il presidio si trasforma in blocco stradale per intasare il traffico davanti all’ingresso, e la Celere quasi carica i manifestanti. Nel frattempo, arriva al CIE anche la moglie di Jamal, che riesce ad entrare per un colloquio. Verso le sei di pomeriggio, dal retro del CIE esce una camionetta a sirene spiegate con due reclusi:dovevano espellerne tre, e tra di loro Jamal non c'è, è ancora a colloquio con la moglie. Quando la moglie esce e arriva la conferma che Jamal è stato medicato e riportato nella sezione e non in isolamento, il presidio si scioglie, con l’amaro in bocca per non essere stati abbastanza per riuscire a bloccare entrambe le uscite e tutte e tre le espulsioni, ma con la conferma che resistere alle espulsioni è possibile davvero, quando alla determinazione dentro si aggiunge la solidarietà vera e rapida fuori. E questa è una cosa su cui tutti i nemici delle espulsioni dovranno riflettere nei prossimi giorni.

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