venerdì 26 luglio 2013



Un giudice
(Pillola # 4)

L'invidia, il senso di inferiorità, la bassa autostima dovuti alle varie tipologie di discriminazioni, prevaricazioni ed imposizioni legate alla dottrina del modello socio-economico, tangibili, sordide, velate, "di rimbalzo" e/o sottili o meno che siano, da quelle mediatiche alle distorsioni educative/disaffettive dell'ambiente familiare e scolastico (ruoli genitoriali, simbolismo/punti di riferimento e di appoggio/sdoppiamento, competitività/stimolo all'arrivismo, etc.) in poi, portano l' "individuo" a desiderare di essere sempre e comunque "più degli altri" e ad adoperarsi per vestire a sua volta i panni dei suoi precedenti oppressori. Ogni forma di potere e tronferia d'ego (cosa dalla quale a suo modo lo stesso De Andrè non era esente, cosi' come dal "benessere" materiale), sopruso, coercizione, tattica, inganno o "furberia" si fondano in un modo o nell'altro sulla paura e il complesso, e la vendetta, per quanto a volte possa pulsare per fierezza "di sangue" nella ragione di gravi torti subiti, nella propria etica cela a fatica una difficoltà vincolante di fondo. Liberarsi (ovunque) dall'avviluppamento de-individualizzante dell'importanza del dovere in qualche modo contare, dell'essere qualcuno per gli altri o per/in qualcosa, conseguentemente anche scremando e ponendo d'inanzi ai nostri "occhi" per ciò che realmente sono (e a volte azzerando) delusioni e dolori. Dedicata a tutti quei coglioni sinistrelli e/o "indignati" assoggettati da quei pezzi di merda di Travaglio, Grillo, Santoro, etc., che nella loro frustrazione e superficialità vomitevole deridono quel criminale di Berlusconi per la sua statura, rivelando anche in ciò la loro attitudine discriminatoria.

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