Il
2 Settembre muore l'ennesimo detenuto nel carcere di Spini di Gardolo
(il terzo in dieci mesi, l'ultimo suicidio si era consumato a fine
Luglio). Il suicidio è avvenuto a seguito del rifiuto, da parte del
magistrato di sorveglianza Arnaldo Rubichi, della possibilità di
scontare gli ultimi mesi di pena in comunità. Stesse sorti di
Riccardo, suicida alla fine di Luglio di quest'anno dopo che Rubichi
aveva respinto la sua richiesta dei domiciliari o della liberazione
anticipata. Sempre il 2 Settembre una detenuta di Spini ha tentato di
togliersi la vita ed è stata salvata in extremis. Venuti a
conoscenza del suicidio e del tentato suicidio, i detenuti iniziano
una battitura, incendiano oggetti e si rifiutano di rientrare nelle
celle. La direzione del carcere non fa fare l'ora d'aria e schiera
l'antisommossa nel cortile, mentre sotto le mura del carcere si
raduna un gruppo di solidali. Mercoledì 3 Settembre alcuni compagni
vanno a volantinare ai parenti durante i colloqui e altri salutano i
detenuti che continuano con le battiture e fanno sapere che hanno
iniziato anche uno sciopero del carrello a cui pare aderisca tutto il
carcere. Secondo l' "l'Adige" in tarda mattinata un gruppo
di anarchici va a fare visita a Rubichi e agli altri magistrati di
sorveglianza. Dopo aver bloccato la strada adiacente, il piano dove
si trovano gli uffici dei magistrati di sorveglianza viene riempito
di scritte tipo "magistrati assassini", "a Spini si
muore", "tutti liberi". In città escono manifesti e
volantini sull'ultimo suicidio e in solidarietà con i detenuti di
Spini e compaiono diverse scritte contro Rubichi, i
magistrati, i secondini. "il Trentino" del 5 Settembre
riporta la notizia che alcuni anarchici avrebbero "denunciato
l'elevato numero di morti in cella" bloccando con catena e
striscione Via Brennero (la statale che porta a Spini di Gardolo).
Nella serata di giovedì un gruppo di solidali va a salutare i
detenuti con urla, petardi e fuochi d'artificio, e domenica
pomeriggio si tiene un presidio sotto le mura del carcere. I detenuti
con cui si riesce a parlare fanno sapere che tutta la sezione ha
ricevuto rapporti per le proteste dei giorni precedenti. La
terza morte in pochi mesi in quello che era sempre stato presentato
come un "carcere modello" scatena un prevedibile putiferio
mediatico, da cui tuttavia si riescono quantomeno a ricavare alcune
notizie interessanti:nel carcere di Spini negli ultimi tre anni si
sono verificati ventidue tentati suicidi (secondo i dati ufficiali),
praticamente tutti i detenuti chiedono il trasferimento verso altre
carceri a causa dell'estrema severità dei magistrati di sorveglianza
nel concedere misure alternative o liberazione anticipata, durante la
notte continuano a non esserci medici, la provincia autonoma non
dispone i fondi per la manutenzione (ad esempio dell'impianto di
depurazione dell'acqua, come già si era venuti a sapere, e degli
ascensori), vi sono rinchiusi detenuti disabili e malati. Nel
riportare la notizia dell'ultimo suicidio "l'Adige" non
perde occasione per chiarire "da che parte sta" concludendo
l'articolo con le lamentele del Sindacato Autonomo di Polizia
Penitenziaria sulle "difficoltà" vissute dai secondini.
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