domenica 26 luglio 2015


E' appena uscito il numero 0 de "La Peste", un aperiodico di critica sociale attento a quello che avviene a Genova e dintorni, ma non solo.

Per il momento, a parte la copertina e l'editoriale, non verrà interamente pubblicato su internet, poi si vedrà. Per cui chi è interessato può richiederne una o più copie scrivendo a: jeantarrou666@gmail.com (2 euro a copia. 1 euro a copia oltre le 5 copie + spese di spedizione)

EDITORIALE

Questo aperiodico nasce puramente come l’esigenza non rimandabile di non tacere e restare immobile rispetto a quello che ci accade e che accade intorno a noiTrae indissolubilmente spunto dall’esistenza nella sua totalità. Con la consapevolezza immutabile che le parole sono molte preziose, uno strumento importante nell’avvicinare le persone alla realizzazione di quel desiderio imprescindibile di esprimersi, di rivelare se stessi agli altri, ma che devono vivere dell’esperienza reale, diretta, non mediata, che se il loro suono non si accorda con essa non valgono nulla. Le parole e i modi in cui si intrecciano sono innumerevoli, ma restano un codice. L’esperienze che compongono e danno forma e sostanza alle nostre esistenze sono infinite e uniche. Saper utilizzare il linguaggio, non significa saper vivere la propria vita a testa alta, senza rimorsi. Viceversa la capacità di creare un vissuto degno e di realizzare esperienza significative, non ha per forza bisogno di una relativa prosa all’altezza, spesso non ha nemmeno bisogno di una singola parola. D’altronde una buona proprietà di linguaggio, una volta acquisita, basta tenerla allenata. La vita, al contrario, non ha obbligatoriamente un’andatura progressiva; spesso è un continuo ricominciare, un costante rimettersi in discussione. La vita è fatta di scelte difficili, ridiscutibili o irreversibili. Per fortuna la decisione, più o meno conscia, di non scegliere non rientra tra quelle irreversibili. Si può prendere possesso di se stessi, in qualunque momento, in qualsiasi luogo, in qualunque condizione di salute, in uno stato di benessere o di povertà, con un percorso articolato o all’improvvisoChi ha deciso di iniziare questo progetto fatto di parole, testimonianze e qualche immagine è certo di aver fatto quantomeno una scelta: non essere indifferente, combattere per non esserlo mai, scuotere laddove l’indifferenza dilaga, attaccare chi vuole relegare per sempre l’umanità in questo stato di ignavia, alienazione, delega, passività e sottomissioneCiascuna esistenza appartiene al corpo, al cuore e alla mente che la conducono, decidendo autonomamente nella propria interezza. Nessuna istituzione, burocrazia, professore, datore di lavoro, genitore, famiglia, macchina, computer ecc. può decidere qualcosa al posto dell’individuo, nemmeno la più apparentemente irrilevante delle questioni. Questo aperiodico uscirà quando gli pare; inizia come volontà di un singolo individuo, ma non esclude un suo allargamento; è rivolto a nessuno come a tutti e tutte allo stesso tempo; non necessita di recintare gli interlocutori dentro categorie prestabilite, considerando le parole in rivolta una narrazione del possibile alla portata di ogni spirito che aneli alla libertà e non una mediazione tra “addetti a lavori” e spettatori; parlerà senza schemi prestabiliti di ciò che ritiene più opportuno: attualità, storia, cose che non sono mai esistite; sosterrà a spada tratta chi lotta per la libertà e attaccherà senza compassione chi esercita un qualsiasi potere per negarla; non avrà rubriche ad argomento (es. politica, cultura, cronaca, letteratura ecc.) perché l’esistenza è unica e indivisibile e tutti i suoi aspetti concorrono fra di loro senza poter essere compartimentati come vorrebbe lo stile di vita capitalista. La Peste vuole essere un altro strumento per rompere la noia e la rassegnazione creando un terreno di confronto che possa anche giungere a piccole forme di autoorganizzazione, senza che il desiderio o la necessità di organizzarsi (in tanti o in pochi) diventi un vincolo alla spontaneità e creatività dell’agire. Pertanto critiche, anche aspre, e suggerimenti, anche apparentemente futili, non sono solo accettati, ma anzi caldeggiati. La Peste vuole essere l’ennesimo presidio di solidarietà a chi sceglie, nelle maniere che ritiene più efficaci e congeniali a se stesso o se stessa, di rivoltarsi contro l’autorità, contro il mondo della merce e del denaro, contro i responsabili della distruzione e della schiavizzazione del Pianeta e dei suoi abitanti, contro la tecnologizzazione dei rapporti sociali ed interpersonali, contro la società che fa del carcere il suo pilastro ed è essa stessa una prigione a cielo aperto. La Peste vuole essere un altro sprone verso chi nutre un sentimento di riscatto e ribellione, ma ancora non riesce a praticarlo o trovarne la propria forma.
GENOVA, LUGLIO 2015

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