“ANCHE NOI ERAVAMO STORIA - BERGAMASCHI ATTIVI NEI GRUPPI ANARCHICI DI MILANO (1880-1900)" - Vol. 1 -
(Di
Albino Bertuletti e Alberto Gotti)
Conoscere
parte dei vissuti di singole persone; ricostruire
avvenimenti e contesti storici altrimenti sconosciuti e per niente
considerati (o “dimenticati”,
se non cancellati dai libri e dalla storia ufficiale).
Noi
autori non ci consideriamo degli “storici”, anche perché non abbiamo le competenze indispensabili per definirci
tali. Non abbiamo dogmi da insegnare – né conoscenze certe da
trasmettere. Inoltre siamo ben coscienti che questo studio può
essere considerato parziale
e frammentario;
senza dubbio sarebbero necessari ulteriori approfondimenti e
rielaborazioni dei materiali consultati, per poter avere una più
corretta ed organica ricostruzione degli avvenimenti locali,
inserendoli in un contesto storico più ampio.
"Anche
noi eravamo Storia" è stato stampato in proprio nel Marzo 2010, con foto e 268 pagine, ed è
reperibile presso lo Spazio Anarchico Underground (underground@inventati.org)
Il
libro nasce dalla passione,
in comune ai due autori, per la Storia e l’Anarchia. Tale volume fa
parte di una ricerca storiografica relativa al Movimento Libertario
Bergamasco, a cui si sta lavorando ormai da diversi anni. Con tale
studio si intendeva e si intende scovare,
nella realtà bergamasca, i militanti anarchici della base popolare,
al di là della rilevanza o meno dei singoli (non personaggi
illustri!). Per noi rappresenta un importante sforzo (reale!)
di recupero e raccolta di notizie (anche le più dettagliate), documenti e articoli su ciascuno degli anarchici bergamaschi,
evidenziando, quando possibile, le professioni, gli elementi dei
gruppi sociali di appartenenza e le azioni politiche degli stessi.
All’inizio si erano trascritte (150 pagine) numerose schede
biografiche di “sovversivi
anarchici” bergamaschi
e documenti originali redatti dalla polizia, dalla questura, dalla
prefettura, dal ministero degli Interni e
reperiti direttamente presso
gli Archivi di Stato di Roma (Casellario Politico Centrale), di
Milano e di Bergamo. Successivamente si è cercato di ricostruire, in
ordine cronologico, gli avvenimenti locali ed i vissuti di singoli
individui, inserendoli in un contesto storico più ampio, attraverso
un intenso lavoro di confronto dei vari documenti reperiti
inizialmente e con l’organizzazione di altre informazioni, tratte
dalla stampa locale dell’epoca (quotidiani e periodici) e dalla
lettura di libri di vari ricercatori (indicati in una dettagliata
bibliografia finale). La ricerca “Alle
origini dell’Anarchismo Bergamasco”
si
era concretizzata, agli inizi del 2006, in un saggio iniziale
relativo a: Circolo
Istruttivo Francisco Ferrer di Treviglio (1910 – 1914); Gruppo
Libertario bergamasco (1914 – 1926) ; Elenco
degli anarchici schedati dalla Regia Questura di Bergamo. Il
reperimento di altri documenti e la ricostruzione storica hanno
arricchito e ampliato notevolmente la mole del materiale prodotto.
Essendo la ricerca uno studio in
progresso,
la struttura del piano di lavoro pensata anni fa, è stata rivista
più volte, tanto che si è ritenuto opportuno suddividerla in vari
volumi. Il primo volume “Anche
noi eravamo Storia”
riguarda
avvenimenti collocabili negli ultimi due decenni dell’Ottocento,
accaduti in ambiti locali (a Bergamo e a Milano) ed in contesti più
ampi (italiani e internazionali). Il ventennio preso in
considerazione vede la nascita del Partito Operaio, a cui segue la
scissione fra gli anarchici ed i socialisti nel movimento operaio. Il
Partito Socialista intraprende la strada della “legalità”, delle
riforme istituzionali, dell’organizzazione del partito e della
conquista dei pubblici poteri, attraverso la delega nelle elezioni
politiche ed amministrative. Il movimento anarchico, invece, si
mantiene programmaticamente al di fuori dello Stato e delle politiche
istituzionali; rifiutando il potere, la delega ed il voto, promuove e
partecipa a insurrezioni spontanee, punta sull’azione diretta delle
masse e sulle iniziative dei singoli (vedi gli attentati individuali
a fine Ottocento). Di conseguenza, gli anarchici sono stati soggetti
a frequenti e dure repressioni poliziesche, arresti e condanne di
tribunali, anni di prigione e spesso sono costretti alla
clandestinità, al domicilio coatto, all’esilio. A Bergamo, nel
periodo storico preso in considerazione, se faticano a decollare e a
diffondersi le idee e le organizzazioni socialiste, a maggior ragione
non si diffondono quelle libertarie, vista la
potente egemonia cattolica sostenuta da una capillare struttura
organizzativa ed assistenziale.
La Chiesa, forte potere economico – religioso, è contraria a
qualsiasi forma di resistenza ai padroni e riesce nella Bergamasca a
controllare ed influenzare masse, ossequienti
per tradizione,
di contadini e di operai, in città e nelle campagne, attraverso la
sua fortissima
organizzazione.
Dai “cenni
biografici”
si
può rilevare come, in questo ventennio, i non
numerosi libertari bergamaschi
siano presenti e attivi, in prevalenza, nelle iniziative e nelle
organizzazioni che fanno riferimento all’area di Milano. I
documenti consultati presso gli Archivi hanno fornito buona parte
delle informazioni contenute nelle diverse schede
biografiche della
seconda parte del libro. Le notizie fornite in esse, nonostante siano
scritte da un punto di vista “di
deformazione professionale e di parte”
(quello
di un agente di P.S., o di un funzionario di Stato, o di un
delatore), paradossalmente hanno
contribuito a modo loro e contro le loro intenzioni e volontà, a
scrivere una parte della “Storia” degli anarchici bergamaschi. È
Storia di persone comuni, che però hanno lottato, hanno fatto scelte
anticonformiste e per le loro idee hanno subito arresti – anni di
carcere, fughe all’estero, emigrazione; hanno partecipato alla
vita politica e sociale del tempo, in cui ciascuno di loro ha
vissuto. È stato entusiasmante per noi, avere l’opportunità,
dalla lettura di articoli di stampa locali o di
documenti autografati da
vari funzionari
dello Stato,
poter verificare in prima persona come, a volte, avvenimenti – vissuti
di individui, tematiche, contrapposizioni - riferiti ad ambiti
locali, si connettano ad ambiti storici su scala più vasta… o
rilevare in altri contesti dinamiche diverse e prese d’iniziativa
autonome. Per certi aspetti, abbiamo approfondito la nostra
conoscenza del movimento libertario e delle prime organizzazioni
politiche e sindacali (come
l’Internazionale dei Lavoratori, il Partito Operaio Italiano, le
Società di Mutuo Soccorso, le Società di Resistenza…) proprio
cercando di esplorare gli
avvenimenti storici della realtà locale. Per noi ha senso recuperare
la memoria dei vissuti di persone comuni e
quella di determinati avvenimenti (vedi le manifestazioni per il 1°
Maggio anarchico, le lotte di rivendicazione delle 8 ore di lavoro
giornaliero, il canto degli Inni sovversivi e
anarchici, il reato di associazione di malfattori, i moti
insurrezionali dei Fasci e quelli per il pane, gli scontri ideologici
degli anarchici contro i socialisti legalitari e la definitiva
rottura del 1892, gli attentati “individuali”,
l’ istituzione del Casellario Politico Centrale…), per non
perdere la valenza critica del pensiero libertario nei confronti del
potere… per riflettere e far riflettere in modo critico,
controcorrente, contro la logica degli anniversari
istituzionalizzati, contro l’uso distorto e strumentale
della memoria
storica…
Non
si vuole né costruire né esibire santini
laici od anarchici da beatificare. Inoltre
non c’è alcuna pretesa di affibbiare “etichettature
di parte”
(o
strumentali) a personaggi o a fatti, lasciando al contrario spazio ad
ogni lettore (che nelle aspettative degli autori, non dovrebbe essere
esclusivamente uno storico o un addetto ai lavori) di effettuare
liberamente ed autonomamente riflessioni critiche e interpretazioni
storiche. Il volume è dedicato a Giovanni Gualdi, compagno anarchico
bergamasco morto recentemente, che aveva
percorso un tratto di strada insieme
a noi all’inizio della ricerca.
Albino
Bertuletti e Alberto Gotti
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