Ludd - La festa è lontana
Piccole
grandi fughe.
Tutto confinato ai margini, represso.
Privato
d'ogni strumento per amare.
Non c'è spazio per te. Nessun posto
per te.
Tu non ci sei, mai. Tu non ci sei... Dolore.
Feste,
battute, risate...
Tutti "felici", comunque "felici",
sempre "felici".
Cosa farai se sarai solo?
Cosa
farai quando lo scoprirai?
Con nodi che ancora non
scorrono, tipo flagello.
Voragini coperte, tipo
trappole...
Non c'è spazio per te. Nessun posto per te.
Tu non ci
sei...
Dolore.
La
"gioia di vivere", in questi tempi, per forza maggiore,
sembra cosa eccezionale.
Sono l'apatia, la tristezza, la
rassegnazione a riempire la
normalità. Dilaga la solitudine, mentre
si è sempre meno capaci di rimanere soli.
Eppure siamo continuamente bombardati da sorrisi, e non solo "grazie"
alla televisione. Mille volte al giorno diciamo "sto
bene". Altrettanto spesso
ci fingiamo interessati allo stato d'animo altrui.
I momenti di autentica gioia sono sempre più, e solo, strappati con
le unghie all'ipocrisia, come
clandestini nel regno della menzogna.
Rischia grosso, d'altro canto, chi si azzarda a non nascondere la
propria sofferenza. Chi urla di dolore facilmente scompare: sepolto
in manicomio, rinchiuso in carcere, soffocato in una comunità di
recupero, o semplicemente
come zombie davanti a uno schermo.
Siamo stati educati ad eludere ogni sofferenza, altrui
o nostra che sia. Non hanno limiti
né l'offerta di vie di fuga dalla realtà, da se stessi, né le vie
d'isolamento dagli altri, per gli altri. Anche in questo ci troviamo
privati degli strumenti necessari per vivere la propria
vita, autonomamente e fino in
fondo. Anche in tal senso diventa
sempre più tarda la liberazione di tutti e di tutto. Anche questo
significa lottare per l'autogestione di ogni cosa. Nessuna
ipocrisia. E
recita alcuna.
(Ludd)
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