(Clicca per ingrandire)
mercoledì 30 dicembre 2015
martedì 22 dicembre 2015
UDINE - Il giorno Martedì 29 Dicembre, dalle 17:00, sotto la galera di Via Spalato, si svolgerà un presidio anti-carcerario e in solidarietà ai detenuti, tra i quali si ricordano, per gli ultimi fatti accaduti, quelli musulmani, oppressi e controllati sempre più. Solidarietà ai detenuti in lotta nelle carceri di Venezia e di Vicenza! Solidarietà ai compagni colpiti da una ventina di fogli di via da Venezia per la lotta contro quelle mura infami!
PRESIDIO SOTTO IL CARCERE DI CREMONA IN SOLIDARIETA’ CON I RECLUSI E CONTRO OGNI FORMA DI DETENZIONE
Il carcere è un luogo di repressione, isolamento e tortura. Chi lo conosce ne subisce il suo totalitario obiettivo: devastare le vite e rinchiudere le esistenze. Per chi ama il sogno di vivere in libertà, la distruzione di qualunque gabbia dovrebbe essere una possibilità. C’è chi sfida l’ordine sociale con desideri sovversivi, c’è chi lo fa per bisogni materiali; molto spesso queste due tensioni portano il quotidiano in una continua opposizione a questa società. Disertare l’ordine, diffondere sacrilegio e tentare di rovesciare questo mondo sono modi rischiosi che, delle volte, incontrano il carcere nei propri percorsi attraverso la repressione. Il ricatto della legge e i mille tentacoli dell’autorità, spinti dalla morale del denaro, indicano cosa non si dovrebbe fare. Far saltare questo ricatto vuole dire tentare di vivere una vita realmente vissuta, ricercando la libertà. Se la ribellione è l’unica dignità dello schiavo, vogliamo portare solidarietà ai reclusi che si rivoltano contro le proprie condizioni di oppressione, con un pensiero particolare alle nostre compagne e ai nostri compagni in galera, agli arresti domiciliari o con obbligo di dimora, ma anche contro le mille forme della repressione che si concretizzano in foglio di via e richieste di sorveglianza speciale per spezzare legami di complicità con chi vuole farla finita con questo mondo. Ci troviamo Giovedì 24 Dicembre alle ore 17 sotto il carcere di Cremona, in Via Palosca 2
Anarchiche e anarchici
giovedì 3 dicembre 2015
Seduto, isolato, con "amici" di cui non ho certezza. Automaticamente escluso dal "flusso" sociale. I tentativi
di essere accettati sono inutili e ti azzoppano. Non abilitato socialmente, rifiuto di giocare al gioco.
Conversazioni finte, sento distanza e vaghezza. I tentativi di interazione falliscono senza speranza.
L'accoglienza svanisce, non c'è una visuale su un terreno comune.
Continuamente fuori posto: rinuncio senza litigare.
ANTISOCIALE.
NON NE FARO' MAI PARTE.
ESSERE SEMPRE, A PRESCINDERE DA TUTTO.
Sbirciano continuamente all'esterno per adattarsi.
Anti-accettazione: essere diversi è un "peccato"...
Socialmente con le spalle al muro, bloccato, senza scelta.
Manipolato dalla pressione della gente, non hai voce.
ANTISOCIALE
venerdì 27 novembre 2015
ECONOMIA VERDE / SFRUTTAMENTO VERDE
SABATO 28 NOVEMBRE, SERATA BENEFIT PER IL GIORNALE DI ECOLOGIA RADICALE ''L'URLO DELLA TERRA''

LA SCINTILLA
VIA ATTIRAGLIO 66, MODENA
domenica 1 novembre 2015
venerdì 30 ottobre 2015
mercoledì 28 ottobre 2015
SARDEGNA - APPELLO ALL'AZIONE SUI TEATRI DI GUERRA DELLA TRIDENT JUNCTURE 2015. MANIFESTAZIONE AL POLIGONO DI CAPO TEULADA. 3 NOVEMBRE, ORE 10.30, CONCENTRAMENTO PORTO PINO
La Trident Juncture 2015, la più imponente esercitazione NATO degli ultimi 15 anni, arriva al culmine e conclude una intensissima stagione di esercitazioni e addestramenti, programmata dall'alleanza per tutto il 2015. L'esercitazione coinvolge 33 Stati, ed è ospitata nei poligoni, nelle basi navali e negli aeroporti militari di Portogallo, Spagna e Italia. La fase preparatoria dell'esercitazione è cominciata da tempo, mentre dal 3 Ottobre ci troviamo in una fase di "simulazione" e organizzazione dei comandi. La fase operativa a fuoco avrà inizio il 21 Ottobre e proseguirà sino al 6 Novembre, i centri principali in Italia saranno il comando JFC di Lago Patria (Napoli), il poligono di Capo Teulada in Sardegna e l'aeroporto di Trapani Birgi in Sicilia (che sarà affiancato da altri cinque aeroporti militari: Sigonella, Decimomannu, Amendola, Pratica di Mare e Pisa-Grossetto). È uno scenario che richiede uno sforzo di consapevolezza e la volontà di agire. Riteniamo sia necessario continuare ad opporre alle attività militari, per tutta la durata dell'esercitazione, comprese le fasi preparatorie, iniziative e mobilitazioni contro la guerra, le sue strutture, la sua economia, la sua celebrazione (come quella del 4 di Novembre) e contro la presenza della NATO, da attuarsi ovunque possibile. In Europa molte sono state e, a breve, saranno le iniziative e le mobilitazioni contro la TJ015, da Cagliari a Napoli, da Marsala a Saragozza. Nell'ambito di questa ampia mobilitazione la rete No Basi Né Qui Né Altrove si propone di agire il 3 Novembre su uno dei principali teatri di guerra in Italia, il poligono di Capo Teulada, dove è previsto il bombardamento delle flotte NATO contro la costa sarda, lo sbarco di reparti anfibi italiani, USA e del Regno Unito, lo schieramento di reparti di terra che si dispongono a sparare, bombardare e distruggere con ogni tipo di armamento disponibile. Ci presenteremo, come sempre, con l'obiettivo di inceppare la macchina bellica ed ostacolare lo svolgimento dell'esercitazione, solidali con tutte le altre realtà di lotta antimilitarista ed antimperialista che si preparano a fare altrettanto. Ripetiamo il nostro appello ad agire sui luoghi della guerra, possibilmente negli stessi giorni, sia per accrescere l'efficacia dell'azione sia per rendere più chiara la volontà generale e diffusa di opporsi e sabotare questo abominio.
Aggiornamenti nei blog: http://nobasi.noblogs.org // https://nobordersard.wordpress.com Contatti: nobasinoborder@gmail.com
sabato 24 ottobre 2015
Domenica 18 Ottobre un gruppo di solidali si è recato sotto al C.I.E. di Bari Palese per un saluto ai reclusi e per far sentire ancora una volta la loro vicinanza e la loro solidarietà, nonostante le mura che ancora li dividono. I prigionieri hanno risposto rumorosamente ai solidali e hanno ribadito le degradanti condizioni della detenzione, inasprita, dopo il saluto di domenica, dal divieto ad uscire nel cortile il giorno successivo. La risposta repressiva non è altro che una spinta, per tutti i solidali e per tutti coloro che portano avanti la loro battaglia contro i lager di Stato, a continuare nella lotta e a far sentire sempre più forte la solidarietà e la vicinanza ai reclusi. Subito dopo la fine del saluto, alcuni ragazzi hanno iniziato uno sciopero della fame per protestare contro la loro condizione. Lo sciopero dura tutt’ora. Inoltre è giunta la notizia di un tentativo di fuga di un prigioniero, purtroppo non andato in porto. Il ragazzo scavalcando le mura del C.I.E. è caduto fratturandosi una gamba e un braccio; condotto all’ospedale di Bari è stato poi riportato in tutta fretta al C.I.E. e messo nella stanza dell’isolamento. Speriamo di ricevere presto notizie sul suo stato di salute.
Nociebari
martedì 20 ottobre 2015
Nuoro blindata dai servi dello Stato.
Nuoro blindata dalle masse clericali.
Nuoro blindata dall'ignoranza della gente.
Nuoro blindata, ma a nessuno gliene frega niente.
NUORO BLINDATA SIETE VOI.
Nuoro blindata dalla sete del turismo.
Nuoro blindata dalla disoccupazione.
Nuoro blindata dal menefreghismo generale.
Nuoro blindata dall'orgoglio nazionale.
Controllati e picchiati dal sistema dello Stato.
Rifiutati ed odiati dalla gente come voi.
Nuoro blindata: é colpa dello Stato.
Nuoro blindata: é colpa di gente come voi.
ROMA, VENERDI' 23 OTTOBRE
"STREET ART: DALLA SOVVERSIONE URBANA AL DECORO"
(Dalle 17) discussione aperta.
(Dalle 21) aperitivo solidale e Dj-set.
(Dalle 21) aperitivo solidale e Dj-set.
NED - PUNTO SOLIDALE MARANELLA
(Via A. Dulceri 211/209)
(Via A. Dulceri 211/209)
ROMA, 24 & 25 OTTOBRE
"GENERA ET RIGENERA"
(ELOGIO DEI BATTERI)
Le due giornate si svolgeranno all' Ateneo Occupato in Via O. Fattiboni a Dragoncello (Acilia), dalle 10 al tramonto. L'ingresso è a sottoscrizione libera e i pranzi delle due giornate sono "bellavita" (quindi ognuno/a è invitato/a a portare qualcosa da condividere). Ci saranno una cucina e un forno a legna a disposizione, e spazio per montare le tende. Portatevi scarpe e abiti da lavoro, guanti, zappa... In caso di pioggia l'iniziativa si terrà comunque, al coperto.
(Clicca sul manifestino per ingrandire)
sabato 17 ottobre 2015
GIOVEDI' 22 OTTOBRE (DALLE 15)
Chiara Gazzola presenta il suo libro “Fra diagnosi e peccato. La discriminazione secolare nella psichiatria e nella religione”. Parteciperà anche l’antropologa Michela Zucca. Un approfondimento del legame fra la disciplina psichiatrica e gli ambiti religiosi, che fa emergere la pianificata incoerenza fra gli intenti dichiarati e la prassi reale: l’amministrazione di un’esclusione sociale fondata sul controllo ed il profitto. Il concetto di “norma comportamentale” viene utilizzato per sancire ogni devianza, declinandola sui peccati e sulle diagnosi. Verranno illustrate le esperienze eccezionali di chi ha saputo resistere, di chi non ha accettato l’annientamento della propria volontà. La volontà di ricostruire una memoria cancellata dai timbri maschili darà voce a un coro femminile che ridipingerà contesti storici e pensieri scomodi.
SPAZIO ANARCHICO UNDERGROUND
(Kascina Autogestita Popolare)
(Kascina Autogestita Popolare)
Via Ponchia n. 8, Bergamo (Quartiere Monterosso)
(underground.noblogs.org / underground@inventati.org)
(underground.noblogs.org / underground@inventati.org)
“ANCHE NOI ERAVAMO STORIA - BERGAMASCHI ATTIVI NEI GRUPPI ANARCHICI DI MILANO (1880-1900)" - Vol. 1 -
(Di
Albino Bertuletti e Alberto Gotti)
Conoscere
parte dei vissuti di singole persone; ricostruire
avvenimenti e contesti storici altrimenti sconosciuti e per niente
considerati (o “dimenticati”,
se non cancellati dai libri e dalla storia ufficiale).
Noi
autori non ci consideriamo degli “storici”, anche perché non abbiamo le competenze indispensabili per definirci
tali. Non abbiamo dogmi da insegnare – né conoscenze certe da
trasmettere. Inoltre siamo ben coscienti che questo studio può
essere considerato parziale
e frammentario;
senza dubbio sarebbero necessari ulteriori approfondimenti e
rielaborazioni dei materiali consultati, per poter avere una più
corretta ed organica ricostruzione degli avvenimenti locali,
inserendoli in un contesto storico più ampio.
"Anche
noi eravamo Storia" è stato stampato in proprio nel Marzo 2010, con foto e 268 pagine, ed è
reperibile presso lo Spazio Anarchico Underground (underground@inventati.org)
Il
libro nasce dalla passione,
in comune ai due autori, per la Storia e l’Anarchia. Tale volume fa
parte di una ricerca storiografica relativa al Movimento Libertario
Bergamasco, a cui si sta lavorando ormai da diversi anni. Con tale
studio si intendeva e si intende scovare,
nella realtà bergamasca, i militanti anarchici della base popolare,
al di là della rilevanza o meno dei singoli (non personaggi
illustri!). Per noi rappresenta un importante sforzo (reale!)
di recupero e raccolta di notizie (anche le più dettagliate), documenti e articoli su ciascuno degli anarchici bergamaschi,
evidenziando, quando possibile, le professioni, gli elementi dei
gruppi sociali di appartenenza e le azioni politiche degli stessi.
All’inizio si erano trascritte (150 pagine) numerose schede
biografiche di “sovversivi
anarchici” bergamaschi
e documenti originali redatti dalla polizia, dalla questura, dalla
prefettura, dal ministero degli Interni e
reperiti direttamente presso
gli Archivi di Stato di Roma (Casellario Politico Centrale), di
Milano e di Bergamo. Successivamente si è cercato di ricostruire, in
ordine cronologico, gli avvenimenti locali ed i vissuti di singoli
individui, inserendoli in un contesto storico più ampio, attraverso
un intenso lavoro di confronto dei vari documenti reperiti
inizialmente e con l’organizzazione di altre informazioni, tratte
dalla stampa locale dell’epoca (quotidiani e periodici) e dalla
lettura di libri di vari ricercatori (indicati in una dettagliata
bibliografia finale). La ricerca “Alle
origini dell’Anarchismo Bergamasco”
si
era concretizzata, agli inizi del 2006, in un saggio iniziale
relativo a: Circolo
Istruttivo Francisco Ferrer di Treviglio (1910 – 1914); Gruppo
Libertario bergamasco (1914 – 1926) ; Elenco
degli anarchici schedati dalla Regia Questura di Bergamo. Il
reperimento di altri documenti e la ricostruzione storica hanno
arricchito e ampliato notevolmente la mole del materiale prodotto.
Essendo la ricerca uno studio in
progresso,
la struttura del piano di lavoro pensata anni fa, è stata rivista
più volte, tanto che si è ritenuto opportuno suddividerla in vari
volumi. Il primo volume “Anche
noi eravamo Storia”
riguarda
avvenimenti collocabili negli ultimi due decenni dell’Ottocento,
accaduti in ambiti locali (a Bergamo e a Milano) ed in contesti più
ampi (italiani e internazionali). Il ventennio preso in
considerazione vede la nascita del Partito Operaio, a cui segue la
scissione fra gli anarchici ed i socialisti nel movimento operaio. Il
Partito Socialista intraprende la strada della “legalità”, delle
riforme istituzionali, dell’organizzazione del partito e della
conquista dei pubblici poteri, attraverso la delega nelle elezioni
politiche ed amministrative. Il movimento anarchico, invece, si
mantiene programmaticamente al di fuori dello Stato e delle politiche
istituzionali; rifiutando il potere, la delega ed il voto, promuove e
partecipa a insurrezioni spontanee, punta sull’azione diretta delle
masse e sulle iniziative dei singoli (vedi gli attentati individuali
a fine Ottocento). Di conseguenza, gli anarchici sono stati soggetti
a frequenti e dure repressioni poliziesche, arresti e condanne di
tribunali, anni di prigione e spesso sono costretti alla
clandestinità, al domicilio coatto, all’esilio. A Bergamo, nel
periodo storico preso in considerazione, se faticano a decollare e a
diffondersi le idee e le organizzazioni socialiste, a maggior ragione
non si diffondono quelle libertarie, vista la
potente egemonia cattolica sostenuta da una capillare struttura
organizzativa ed assistenziale.
La Chiesa, forte potere economico – religioso, è contraria a
qualsiasi forma di resistenza ai padroni e riesce nella Bergamasca a
controllare ed influenzare masse, ossequienti
per tradizione,
di contadini e di operai, in città e nelle campagne, attraverso la
sua fortissima
organizzazione.
Dai “cenni
biografici”
si
può rilevare come, in questo ventennio, i non
numerosi libertari bergamaschi
siano presenti e attivi, in prevalenza, nelle iniziative e nelle
organizzazioni che fanno riferimento all’area di Milano. I
documenti consultati presso gli Archivi hanno fornito buona parte
delle informazioni contenute nelle diverse schede
biografiche della
seconda parte del libro. Le notizie fornite in esse, nonostante siano
scritte da un punto di vista “di
deformazione professionale e di parte”
(quello
di un agente di P.S., o di un funzionario di Stato, o di un
delatore), paradossalmente hanno
contribuito a modo loro e contro le loro intenzioni e volontà, a
scrivere una parte della “Storia” degli anarchici bergamaschi. È
Storia di persone comuni, che però hanno lottato, hanno fatto scelte
anticonformiste e per le loro idee hanno subito arresti – anni di
carcere, fughe all’estero, emigrazione; hanno partecipato alla
vita politica e sociale del tempo, in cui ciascuno di loro ha
vissuto. È stato entusiasmante per noi, avere l’opportunità,
dalla lettura di articoli di stampa locali o di
documenti autografati da
vari funzionari
dello Stato,
poter verificare in prima persona come, a volte, avvenimenti – vissuti
di individui, tematiche, contrapposizioni - riferiti ad ambiti
locali, si connettano ad ambiti storici su scala più vasta… o
rilevare in altri contesti dinamiche diverse e prese d’iniziativa
autonome. Per certi aspetti, abbiamo approfondito la nostra
conoscenza del movimento libertario e delle prime organizzazioni
politiche e sindacali (come
l’Internazionale dei Lavoratori, il Partito Operaio Italiano, le
Società di Mutuo Soccorso, le Società di Resistenza…) proprio
cercando di esplorare gli
avvenimenti storici della realtà locale. Per noi ha senso recuperare
la memoria dei vissuti di persone comuni e
quella di determinati avvenimenti (vedi le manifestazioni per il 1°
Maggio anarchico, le lotte di rivendicazione delle 8 ore di lavoro
giornaliero, il canto degli Inni sovversivi e
anarchici, il reato di associazione di malfattori, i moti
insurrezionali dei Fasci e quelli per il pane, gli scontri ideologici
degli anarchici contro i socialisti legalitari e la definitiva
rottura del 1892, gli attentati “individuali”,
l’ istituzione del Casellario Politico Centrale…), per non
perdere la valenza critica del pensiero libertario nei confronti del
potere… per riflettere e far riflettere in modo critico,
controcorrente, contro la logica degli anniversari
istituzionalizzati, contro l’uso distorto e strumentale
della memoria
storica…
Non
si vuole né costruire né esibire santini
laici od anarchici da beatificare. Inoltre
non c’è alcuna pretesa di affibbiare “etichettature
di parte”
(o
strumentali) a personaggi o a fatti, lasciando al contrario spazio ad
ogni lettore (che nelle aspettative degli autori, non dovrebbe essere
esclusivamente uno storico o un addetto ai lavori) di effettuare
liberamente ed autonomamente riflessioni critiche e interpretazioni
storiche. Il volume è dedicato a Giovanni Gualdi, compagno anarchico
bergamasco morto recentemente, che aveva
percorso un tratto di strada insieme
a noi all’inizio della ricerca.
Albino
Bertuletti e Alberto Gotti
mercoledì 7 ottobre 2015
ALL'INTERNO:
Una mappa per accedere al cervello // Gli alberi geneticamente modificati e la bioeconomia // Verso una stagione di consenso biotech? // Il selvatico recintato nel panino di Expo // Note a margine di un corteo O.G.M. // Francois Kepes, razionalizzatore delle macchine viventi // Parole in movimento: dialogo con Luana, attivista per la liberazione animale sottoprocesso a Brescia per la liberazione dei beagle da Green Hill // Dichiarazione al processo di Green Hill // Sabotaggio antinucleare: dopo dieci anni si ritorna a processo.
EDITORIALE - Questi mesi sono stati intensi di iniziative che ci hanno visto come collettivo resistenze al nanomondo e redazione dell'Urlo della Terra in numerosi posti e situazioni per discussioni su temi come l'ecologismo radicale, scienze convergenti, liberazione animale. I nostri incontri pubblici seguono la stessa modalità con cui viene fatto e distribuito questo giornale: non esistono aree precise o interlocutori privilegiati a cui facciamo riferimento. Certo, ci piacerebbe dire che questo è un giornale per "chiunque", che si potrebbe distribuire ovunque, accendendo animi sopiti. Sappiamo bene che non è così. Sicuramente facciamo riferimento ad ambienti e contesti più sensibili dove perlomeno esiste già una qualche forma di attenzione o preoccupazione per quello che ci succede intorno, dentro di noi, agli altri animali e al pianeta, dove alcuni pensieri possono portare a dei dubbi, a momenti di rottura. Una rottura con questa normalità sempre più normalizzante che sempre più aliena e abitua ad uno sfruttamento che si fa di giorno in giorno più insidioso, portandoci a pensare di trovarci di fronte a un monolite a cui non ci si può opporre, se non con pratiche permeate da una mera parvenza di conflittualità. Molti dei temi che trattiamo in questo giornale, come gli sviluppi tecnologici, l'ecologismo e l'abbattimento di una visione antropocentrica non rappresentano una novità. Negli ultimi anni si è visto crescere un'attenzione senza precedenti: nei media, nella così detta opinione pubblica e di conseguenza in ogni settore economico. Il grande critico della tecnica Jacques Ellul impiegava spesso una formula che, si è "sempre rivelata esatta": "Quando in una società si parla esageratamente di un certo requisito umano è perché questo non esiste più, se si parla esageratamente di libertà, è perché la libertà è stata annullata". Questa attenzione da parte dello Stato, dell'economia e di gran parte delle multinazionali è in continua crescita e si rafforza giorno dopo giorno. Questo processo non è qualcosa di separato dalla società, vengono create delle condizioni tecniche per cui questo mondo sia il più desiderabile possibile. Mai si è parlato tanto della difesa della natura come in questi tempi, non si smette di invocarla, di riferirsi ad essa e consacrarvi magniloquenti dibattiti e profondi discorsi. Tutto questo proprio in un periodo storico che vede una distruzione della natura così forte, un'avvelenamento così totale di acqua, terra e cielo, una disumanizzazione così globale che i nostri stessi corpi sono a rischio di monocoltura. Di fatto, nostro malgrado, ci si trova ad affrontare questioni così vitali dentro ad un unico grande calderone dove imperversano associazioni ambientaliste, animaliste, organismi internazionali di protezione della natura, comitati etici... La cosa si fa ovviamente molto più complessa, soprattutto per chi vuole ancora riconoscere e dare forza ai pensieri e significato alle parole. Il processo che vede il potere accaparratore di istanze "verdi" e "antisistema" non è ineluttabile, è sempre possibile creare momenti di rottura che possano disgregarne alcune parti. Queste fermate non previste possono dare il tempo (nuovo) per allargare lo sguardo e scoprire le interconnessioni e le relazioni che legano le catene dello sfruttamento. L'ineluttabilità del dominio sembra essere entrata profondamente in noi, tanto che spesso i progetti, le situazioni di critica e opposizione, si presentano come una mera sopravvivenza, quasi una testimonianza. Anche ambienti critici verso l'esistente a volte rimangono intrappolati nel recinto, sembra vi sia una segreta fiducia in questo sistema, si mantiene con esso un legame indissolubile che è frutto della insicurezza e della paura. Si pensa, o probabilmente si vuole pensare, che una qualche soluzione arriverà anche da questo stato di cose. In fondo non siamo sotto una dittatura fascista, non viviamo in una democrazia? Ci si abitua sempre di più a questa vicinanza, a questa coesistenza con il potere. I vari progetti e idee pagano poi il prezzo di questa visione: restano, nella migliore delle ipotesi, parziali, o nella peggiore servono al consolidamento del potere stesso in Green, equo-solidale, animalista... Anche in ambienti critici si sente parlare positivamente delle possibilità della società tecnica. Con le nanotecnologie, si può anche far progredire la medicina e ultimamente, come ricordano a Expo, con i nanoalimenti si potrà nutrire il pianeta. Sembra di sentire i vecchi discorsi su un uso civile del nucleare e quelli sugli O.G.M.. Ancora una volta quello che si presenta di fronte è una riscrittura della realtà su un copione già noto, cambiano solo i materiali con cui è costruito, anche la manipolazione ritorna sempre, con innovazioni sempre più ricombinabili e inafferrabili nella loro essenza e dimensione. In pochi, di questi tempi, pensano di impossessarsi degli sviluppi tecnologici per un uso "altro". In tantissimi però, apparentemente pieni di buon senso, danno il loro contributo ad alleviare le fatiche dello schiavo, ormai abbandonata qualsiasi idea di liberarsi dalla schiavitù. Lo sviluppo tecnoscientifico è questo che porta: non solo nocività che ormai sono ampie quanto il mondo, ma un'obbedienza su base volontaria, un'accettazione senza condizioni, perchè è questo l'unico mondo possibile. Un mondo dove è anche prevista la contestazione, dove ci si può indignare e creare masse anonime di indignati in comunicazione via social network. Anche molte situazioni di base, autogestite, informali, sono colpite da questi pericoli: il vuoto del non-senso in molti casi ha preso il sopravvento, ed ecco a sostenere pratiche di lotta o idee di cambiamento che sono meno radicali di quelle espresse dagli eco-guerrieri della Green Economy. Questi promettono di sovvertire il mondo per come l'abbiamo conosciuto fino adesso. Sappiamo che non stanno scherzando, ma che lo stanno pianificando passo dopo passo, con strumenti che neanche si riescono a cogliere e immaginarne la portata, e quando occorre c'è sempre la guerra, quella incomprensibile da lontano e terrificante da vicino. Quando non è la fiducia al sistema a prevalere si vedono nascere progetti e si sentono idee di alternative avverse a questa realtà. Ad una economia ecocida si risponde con una conviviale e di condivisione. Spesso questi progetti, che partono da una riscoperta della natura e da un'altra convivenza con essa, sono dettati dalle migliori intenzioni. Ma si può pensare di cambiare qualcosa di questo esistente costruendo qualcosa al suo interno? Con i suoi materiali, le sue leggi, i suoi veleni e le sue imposizioni? Dal momento che si dice di coltivare biologico non si è forse già accettato una delle regole chiave della Green Economy, facendo propria la sua propaganda, dove quello che è naturale è già stato sostituito da qualcos'altro, un qualcosa di migliore, che sa di migliorato, in sintonia con la tecno-industria e i suoi supermercati del futuro? È sicuramente importante, anzi fondamentale, pensare già da subito un mondo diverso e sarebbe importante che questo fosse già rappresentato nei nostri mezzi, nei nostri pensieri e nelle nostre azioni. Ma questo non potrà mai realizzarsi senza sbarazzarsi di quello presente. Il fine non dovrebbe essere solo il chiudere un laboratorio, proteggere una foresta o una valle, dovremmo sempre avere lo sguardo verso la distruzione di questo sistema di morte. Come arriviamo a questo sogno lontano fa la differenza, si possono creare già da subito momenti concreti di libertà in cui il nostro agire, non mediato da calcoli da politicante o dal linguaggio virtuale della macchina, porta a una concreta rottura. Questa ben presto verrà ripristinata, ma saremo sempre lì a creare la prossima. Dedichiamo questo numero del giornale a Elia Vatteroni, Baffardello anarchico, che ci ha lasciato in questi giorni di fine estate...
PER CONTATTI E RICHIESTE: urlodellaterra@inventati.org (3 euro a copia più spese di spedizione a 1,30 euro. Per i distributori minimo 5 copie: 2 euro a copia più spese di spedizione 1,30 euro. Spese di spedizione per l'estero: 5,50 euro). CONTO CORRENTE - Codice IBAN: IT11A0760111100001022596116. PER L'ESTERO: Codice BIC BPPIITRRXXX (intestato a Marta Cattaneo, specificare la causale L'urlo della Terra)
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